“In realtà il mio sogno è sempre
stato quello di saper ballare bene. Flashdance si chiamava quel film
che mi ha cambiato definitivamente la vita. Era un film solo sul
ballo. Saper ballare... e invece alla fine mi riduco sempre a
guardare, che è anche bello, però... è tutta un'altra cosa.”
Flashdance
(USA 1983)
Regia: Adrian Lyne
Cast: Jennifer Beals, Michael
Nouri, Lilia Skala, Sunny Johnson, Kyle T. Heffner, Belinda Bauer
Genere: danzereccio
Se ti piace guarda anche:
Footloose, La febbre del sabato sera, Dirty Dancing, Save the Last
Dance
Flashdance vanta dietro la macchina da
presa Adrian Lyne. Che vantarsi di avere Adrian Lyne dietro la
macchina da presa è come se Antonio Conte si vantasse di avere un
parrucchino in testa.
Perché?
Ma perché Adrian Lyne è uno dei più
paraculi registoni di Hollywood, uno che di solito sceglie i film in
base ai titoli che questi possono fargli collezionare sulle riviste o
nei servizi ai TG. Come Proposta indecente, uno di quei casi che
partono da una domanda interessante: “Cosa fareste se a vostra
moglie offrissero un milioni di dollari per una notte con lei?” e
poi la trasformano in un film di merda. Solito grande Woody Harrelson
a parte.
Ah, Adrian Lyne ha poi osato anche fare
un remake (naturalmente mediocre) di Lolita di Kubrick, più altri
successoni 80s come 9 settimane e ½ e Attrazione fatale.
Quest’ultimo probabilmente il suo film migliore. Merito più che
altro di Glenn “Psycho” Close.
Qui in Flashdance, l’Adrian dà il
suo meglio (o il suo peggio?) realizzando un lungo videoclip di
un’ora e mezza che a livello visivo nel suo essere spudoratamente
ottanta-trash risulta anche niente male. Peccato che la storiella
faccia acqua da tutte le parti e sia interessante quanto una puntata
di Amici di Maria de Filippi. Forse anche meno. Ultimamente, con
tutta la storia di Belen che si fa inchiappettare da quel ballerino
che somiglia a Shevchenko alla faccia di Scarface Corona, Amici è
molto meglio di Flashdance. Sorry, Nanni.
Flashdance, interno trama.
Alex Owens di giorno fa la saldatrice
tamarra, di notte la ballerina. Tamarra, of course. O almeno, crede
di fare la ballerina quando in realtà è una spogliarellista.
Chiamiamo le cose con il loro nome. Dopo averla vista durante uno
spettacolino erotico, il suo capo che non l’aveva mai cagata prima
le rivolge finalmente la parola e la fa diventare la sua schiava
d’amore. Mica scemo: lui divorziato pseudo imprenditore rampante
molto Berluska anni Ottanta, lei 18 anni aspirante Ruby e con una
notevole capacità nella danza che la rende mooolto snodata.
Un bel giorno la nostra (anzi, la
vostra) Alex decide di andare a iscriversi a una prestigiosa scuola
di danza vestita come se fosse appena tornata da un concerto dei Def
Leppard. Quasi inutile aggiungere che tutte le altre ballerine (più
competitive della Nina di Black Swan) la deridono e lei fugge via in
una scena strappalacrime. Oddio, io in realtà mi sono fatto una sana
grossa grassa bastarda risata. Alla facciazza sua.
E mentre Jennifer Beals piange e poi si
allena, sudando come una maniac, maaaniac sul dancefloor, ogni scena
trasuda di epicità trash anni Ottanta. Che poi Jennifer Beals nei
panni della bomba sexy non è che mi convinca molta, sarà che anche
in seguito sta donna non mi è mai piaciuta. Per dire, era l’unica
L della serie tv The L Word che non mi sarei fatto. Con quegli
scaldamuscoli anti sesso addosso poi…
Il tizio divorziato molto Berluska che
se la vuole inchiumare (e al primo appuntamento se la inchiuma, visto
che lei fa tanto la schizzinosa ma in realtà es una gran puta) è
invece interpretato da Michael Nouri, un tizio giustamente finito
presto nel dimenticatoio, lui e la sua faccia da schiaffi, rivisto di
recente giusto in qualche serie tv come Damages. Dove c’è ancora
Glenn “Psycho” Close. Tutto torna.
Una cosa non torna: Nanni, com’è che
hai adorato un film in cui la figura maschile principale è un
simil-caimano?
Al di là della lettura
politico-sessuale-berluskoniana, la storiella narrata è talmente
poca roba che il filmone è in pratica una sequela di sequenze tutte
più o meno ridicole unite in maniera sconnessa tra di loro. Tra i
momenti più risibili ci sono le scene erotico-sentimentali, i
siparietti comici dell’amico comico (ma alla prova dei fatti ben
poco comico), e anche i diversi balletti non sono da meno, con lo
sgambettare così furibondo di Jennifer Beals che ha rischiato in più
punti di farmi venire un attacco epilettico. Roba da competere con il
balletto folle di Kevin Bacon in Footloose: quale dei due è più
ridicolo? Davvero difficile scegliere…
Flashdance è un videoclip musicale formato maxi in cui spicca una soundtrack tra le più tamarre di tutti i tempi. E nonostante questo, o forse proprio per questo, la musica è l’elemento più riuscito del film, grazie a Giorgio Moroder, Michael Sembello, Donna Summer, Joan Jett… Insieme alla scena, questa sì memorabile, del provino finale sulle note naturalmente dell’inno “Flashdance… What a Feeling” di Irene Cara.
Sarebbe stato un bel videoclip e
difatti diverse popstars, da Geri Halliwell a Jennifer Lopez, l’hanno
plagiato omaggiato. Peccato abbiano voluto farne un
film.
Alla fine dello sgambettare folle di
Jennifer Beals, qual è or dunque il mio verdetto?
Come direbbe il giudice di un
talent-show: per me è un NO!
Anzi, caro Nanni: per me è uno SCULT!
(voto 5,5/10)
2 commenti:
Non ho visto il film-clip (quello vero) ma me l'hai fatto vedere tu con questa recensione, ho riso tantissimo. Io salvo la musica (ok, quelle due canzoni della colonna sonora che hai citato e che conosco) perché quella degli anni Ottanta mi piace (non dovrebbe? vabbe' tanto non sembrerei perfetta lo stesso).
Sono molto d'accordo sulla critica del film..non sono così cattiva , ma anch'io , esaminandolo come un Talent , voterei " No".In America il film fu stroncato da molti critici, fino a diventare uno dei film peggiori della storia. Questo mi sembra un eccesso, ma la cosa che mi aveva intrigato molto era il loft dove la protagonista abitava e il suo adorabile cane. Jennifer Beals non ballava per niente, ma era sostituita da ben quattro ballerini , di cui uno era un uomo ,il portoricano noto con il nome d'arte di "Crazy Legs". La ballerina che danzava i pezzi più complicati era la francese Marine Jahan, mentre la scena acrobatica del salto in aria al rallentatore , era eseguita da una ginnasta , tale Sharon Shapiro. E dopo questo altro colpo basso , auguro buon primo maggio a tutti!
Posta un commento