Trama: Chris è avvocato e padre di famiglia. Durante una battuta di caccia incontra una donna selvaggia e la cattura, con l'intento di "civilizzarla"...
Sgombriamo subito il campo, non si tratta, nonostante uno dei finali più violenti della storia del cinema, di un horror, almeno non nel senso più "tradizionale" del termine.
"The woman" è una pellicola che tocca un nervo scoperto e doloroso, criticando, in un modo spietato e potente, il perbenismo ipocrita sempre più diffuso dietro a cui, spesso e volentieri, si celano autentici mostri.
Chris apparentemente è un esempio lampante di perfezione: buon lavoro, una moglie devota, tre figli ben educati, una bella casa in campagna. Ma in questo quadro idilliaco scopriamo ben presto che qualcosa scricchiola. La moglie (una brava Angela Bettis) al minimo cenno di ribellione viene presa a ceffoni, la figlia grande è logorata psicologicamente ed il figlio maschio, orgoglio paterno, è una merda alla stregua del padre.
Perchè Chris è l'esempio perfetto di quella categoria di abomini secondo cui il mondo è un luogo esclusivamente destinato alla dominazione maschile, a loro tutto è permesso e tutto è concesso, persino stuprare una povera donna e dopo accanirsi su di lei con un paio di forbici, mentre le donne sono esseri da "civilizzare", ovvero da ridurre alla totale e cieca obbedienza. Lo spettatore lo intuisce quando la Donna viene portata a casa da Chris e mostrata ai famigliari come se si trattasse della macchina nuova, la chiama addirittura "il nostro progetto" e ne ha la conferma quando assiste, rabbioso ed impotente, alle vere e proprie torture inflitte alla poveretta.
McKee tira una bella sberla all'istituzione del matrimonio e alla finzione che spesso nasconde. In una delle scene forse simbolicamente più forti di tutta la pellicola, la Donna (stupefacente Pollyanna McIntosh) addenta l'anulare della mano sinistra di Chris, tranciandoglielo di netto; ma prima di ingoiarlo sputa la fede nuziale che giace a terra, sporca di sangue, emblema del legame fortemente malsano e disfunzionale che lega Chris a moglie e figli.
Ambientato praticamente tutto tra le mura di casa e sorretto da una sceneggiatura essenziale, scritta con Jack Ketchum autore del libro da cui è tratto il film, "The woman" parla soprattutto per immagini. McKee non si dilunga in racconto di antefatti o spiegazioni psicologiche dei vari comportamenti, tutto ciò che dobbiamo conoscere ci viene mostrato attraverso scene spesso emotivamente molto forti, quella del bagno all'aperto, e molto più disturbanti di tanto splatter visto di recente al cinema.
Film difficile quindi, violento e disperato, generatore di sentimenti molto forti. Durante la visione si passa dal fastidio più sottile, sono stata tentata spesso di interrompere, alla rabbia più sorda, nella scena in cui Chris lava la donna mi sono chiesta perchè Polly non usa il bastone su suo marito?Perchè è talmente soggiogata da esserne quasi gelosa e vedere nella Donna una rivale...e pensandoci è a dir poco aberrante; fino al senso di liberazione del violentissimo finale.
Nonostante le accuse però, sicuramente quello di McKee non è un film misogino perché il regista affida proprio a due donne, natura e madre, il parziale riscatto.
Film da vedere dunque?Si, se si ama fortemente il cinema anche nelle sue sfaccettature più disturbanti e solo se si è in un momento personale particolarmente tranquillo, perché gli strascichi della visione possono accompagnarti per giorni.
Questa recensione è stata dedicata a Vanessa , uccisa dal suo convivente. Aveva 20 anni. Poteva essere una mia amica, poteva essere mia nipote, poteva essere mia figlia, poteva essere mia sorella, potevo essere io.
È la numero 54.
A lei e a tutte le donne maltrattate, uccise spesso perché considerate alla stregua di oggetti, nell'indifferenza generale, spesso senza ottenere giustizia.
Che il silenzio e l'indifferenza non siano più complici di questa barbari a.
4 commenti:
Come avevo già scritto a Newmoon, signor pezzo per un signor film.
Non ho visto il film, complimenti però per il pezzo.
Bravissima!!!
Doppie personalità di schiavisti celate da apparenze normali. Trame del genere anche se dai contenuti forti e dalle scene dall'impatto duro sono utili veicoli per sensibilizzare su una realtà crudele e sconcertante, ma vera. Soltanto così per Vanessa e per tutte le altre donne vittime non ci sarà il buio e non verranno dimenticate. Complimenti a te.
Grazie!Ci tenevo davvero...
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