Sono passati venticinque anni da quel lontano 1986. Un'infinità di tempo, certo, ma io gli Housemartins non li ho mai dimenticati. Non foss'altro perchè mi salvarono l'anima dal synth-pop. Tra la plastica di tante tastierine, nell'apice dello splendore del mondo paninaro, tra la devastazione perpetrata dall'edonismo reaganiano, spuntano quattro sfigati dal nord dell'Inghilterra e tutto rimettono in ordine, con semplicità. Un lampo accecante quello di London 0 - Hall 4, una bomba a mano di coriandoli, uno sberleffo al potere costituito, una molotov di risate, un vaffanculo in faccia ad un consesso di accademici. Gli Houesemartins sembravano un quartetto di studenti universitari di matematica: capelli corti, brufoli in gran quantità, occhialoni, aspetto dimesso e uno sguardo che sembrava perduto tra algoritmi ed ipotesi algebriche. Eppure, nonostante il look da bravi ragazzi, a loro modo erano incazzati assai. Una rabbia, però, mitigata dal sorrisoe stemperata da una buona dose di ironia, che intrise dalla prima all'ultima nota quel frizzantissimo esordio, a partire dal titolo stesso del disco: il nord operaio e minerario che rifila un bel 4 a 0, fuori casa per giunta, alla ricca metropoli mittle-europea, fighetta e imborghesita. La classe operaia si ribella alpadronato, vincendo un'immaginaria partita a calcio. Dilagando, anzi. Strepitoso il solo pensarlo. Siamo in piena epoca Thatcher, la lady di ferro mortifica ilproprio paese perseguendo la politica del privilegio e frustrando in tutti i modi le aspirazioni di eguaglianza del proletariato. Poliziotti a manganellare gliscioperanti (prevalentemente minatori del nord), così, con la stessa naturalezza con cui si beve una pinta di birra. Ci sarebbero argomenti per fare un discotetro, doloroso, fazioso e barricadero. Gli Housemartins, invece, scelgono la militanza del divertimento. Una risata vi seppellirà. Possiamo parlare delle nostre tragedie facendovi sorridere e muovere il culo. Perchè incupirci oltre il limite? Vogliamo parlare alla gente? Troviamo il linguaggio adatto. Riprendiamoci gli anni sessanta, il northern soul, un pop zuccherino e abbordabile a tutti, ripuliamolo dagli orpelli suoniamo una musica diretta, allegra, che sappia toccare il cuore della gente. Una specie di punk allo zucchero filato, insomma. Per questo motivo, London 0 - Hall 4 avrà un successo trasversale, capace di ammaliare tanto il pubblico, quanto la critica specializzata, che vede negli Housemartins la risposta sbarazzina al brit-pop melanconico e colto degli Smiths.
"Happy hour" è l'antipasto pane e salame del disco: delizioso giro di chitarra, ponte tra strofa e ritornello con tanto di campane a enfatizzare la melodia, per far capire subito che un sorriso sa vincere più battaglie di una pietra scagliata. Poi, un susseguirsi insperato di deliziose gemme, in bilico fra soul e pop, pezzi che in tre minuti massimo ti scaldano il cuore di sole primaverile anche se è novembre e fuori è uno schiantarsi di nuvoloni e brutti presagi meteorologici. L'ondivaga" Get up off our knees ",tirata e nervosa come una corsa a perdifiato in bicicletta, anticipa il capolavoro "Flag Day", un ballatone soul da urlo (come a volte anche i bianchi sono capaci di confezionare), impreziosito dal canto multiforme di Paul Heaton, falsetto naturale e genetica propensione agli struggimenti dell'anima, ottave che partono come confetti a una comunione e un'intensità interpretativa che farebbe venire la pelle d'oca anche ad un coccodrillo. C'è poi la sbrigliata allegria di " Sitting on a fence " coi suoi deliziosi controcanti; c'è" Sheep ",i cui intrecci vocali ricordano da vicino delizie alla Beach Boys; c'è la pausa riflessiva di " Think for a minute " che procede per coordinate smithsiane, sparigliate dal falsetto angelico di Heaton. Il tempo di un respiro e parte " We're not deep ",breviaro su come una canzone di poco più di due minuti possa essere un concentrato di puro divertimento, con tanto di ritmica birichina e sopra le righe e coretti scanzonati e leggerissimi. "Freedom" rivisita in salsa party music l'energia sanguigna dei Blues Brothers mentre il gospel di "Leanon me",costruito su poche note di piano e sulla voce celestiale di Heaton, unasorta di incrocio fra Jimmi Sommerville e Laura Nyro, stenderebbe al tappeto chiunque. Nella versione rimasterizzata del cd si trovano pure tre cover a cappella, tra cui spicca una superlativa "People get ready" di Curtis Mayfield e lo struggente doo-woop di "He ain't heavy, he 's my brother ",che regala più di un palpito. Per la cronaca, l'avventura Housemartins dura il lampo di un paio di altri dischi. Dopo lo scioglimento, Paul Heaton formerà i Beautiful South, e Norman Cook, il bassista, passerà alla storia con lo pseudonimo di Fat Boy Slim.
Blackswan
The Housemartins - Happy Hour
"Happy hour" è l'antipasto pane e salame del disco: delizioso giro di chitarra, ponte tra strofa e ritornello con tanto di campane a enfatizzare la melodia, per far capire subito che un sorriso sa vincere più battaglie di una pietra scagliata. Poi, un susseguirsi insperato di deliziose gemme, in bilico fra soul e pop, pezzi che in tre minuti massimo ti scaldano il cuore di sole primaverile anche se è novembre e fuori è uno schiantarsi di nuvoloni e brutti presagi meteorologici. L'ondivaga" Get up off our knees ",tirata e nervosa come una corsa a perdifiato in bicicletta, anticipa il capolavoro "Flag Day", un ballatone soul da urlo (come a volte anche i bianchi sono capaci di confezionare), impreziosito dal canto multiforme di Paul Heaton, falsetto naturale e genetica propensione agli struggimenti dell'anima, ottave che partono come confetti a una comunione e un'intensità interpretativa che farebbe venire la pelle d'oca anche ad un coccodrillo. C'è poi la sbrigliata allegria di " Sitting on a fence " coi suoi deliziosi controcanti; c'è" Sheep ",i cui intrecci vocali ricordano da vicino delizie alla Beach Boys; c'è la pausa riflessiva di " Think for a minute " che procede per coordinate smithsiane, sparigliate dal falsetto angelico di Heaton. Il tempo di un respiro e parte " We're not deep ",breviaro su come una canzone di poco più di due minuti possa essere un concentrato di puro divertimento, con tanto di ritmica birichina e sopra le righe e coretti scanzonati e leggerissimi. "Freedom" rivisita in salsa party music l'energia sanguigna dei Blues Brothers mentre il gospel di "Leanon me",costruito su poche note di piano e sulla voce celestiale di Heaton, unasorta di incrocio fra Jimmi Sommerville e Laura Nyro, stenderebbe al tappeto chiunque. Nella versione rimasterizzata del cd si trovano pure tre cover a cappella, tra cui spicca una superlativa "People get ready" di Curtis Mayfield e lo struggente doo-woop di "He ain't heavy, he 's my brother ",che regala più di un palpito. Per la cronaca, l'avventura Housemartins dura il lampo di un paio di altri dischi. Dopo lo scioglimento, Paul Heaton formerà i Beautiful South, e Norman Cook, il bassista, passerà alla storia con lo pseudonimo di Fat Boy Slim.
Blackswan
The Housemartins - Happy Hour
3 commenti:
L'epoca dei paninari e il 1986 chi se lo scorda!!!...ma loro sono nuovi e piacevoli all'ascolto :)
@ Fullina : e chi se li scorda più...come canta Manuel Agnelli: non si esce vivi dagli anni '80.:) Questo disco,però,ogni volta che lo ascolto, mi regala tanti bei ricordi :)
Punk allo zucchero filato! Cioè i Ramones in versione dolce e sorridente? E si sente anche qualcosa degli Smiths, sì, ma meno tenebrosi, forse quella ripetitività (no dai, non scendo nei dettagli delle somiglianze che noto, altrimenti mi incasino come al solito!)
Ho fatto proprio bene ad aspettare, perché mi sembrano l'ideale per iniziare e proseguire questa giornata di recupero forze ;)
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