martedì 15 maggio 2012

Pleasantville



Pleasantville
(USA 1998)
Regia: Gary Ross
Cast: Tobey Maguire, Reese Witherspoon, William H. Macy, Joan Allen, Jeff Daniels, Paul Walker, Marley Shelton, Don Knotts, J.T. Walsh, Jenny Lewis, Marissa Ribisi, Jason Behr, Marc Blucas, Danny Strong, Denise Dowse
Genere: retrò
Se ti piace guarda anche: The Artist, The Truman Show, Ritorno al futuro, Ricomincio da capo, Cambia la tua vita con un click

Come sarebbe vivere dentro la tua serie tv preferita?
È quello che scopre Tobey Maguire nelle vesti di protagonista di questo Pleasantville.
Il mio telefilm preferito è Twin Peaks, però devo ammettere che avrei un po’ paura ad andarci a vivere. Più che un sogno, sarebbe un incubo che diventa realtà.
Bob…
la faccia di Bob…
i capelli unti di Bob…
No, grazie.
Se potessi scegliere di trasferirmi dentro una serie, preferirei di gran lunga Baywatch. È possibile, omino della tv di Pleasantville? Non mi sembra una richiesta poi tanto eccessiva…

Per uno di quegli incanti che succedono solo nei film, vedi anche Freaky Friday, Jumanji o Cambia la tua vita con un click, tanto per dirne alcuni, Tobey Maguire e pure sua sorella Reese Witherspoon vengono allora risucchiati dentro l’apparecchio televisivo e vengono trasformati nei giovani protagonisti della serie anni ’50 Pleasantville. Un telefilm fittizio, ma in cui possiamo vedere i riflessi dei rassicuranti serial vecchio stile, così come anche il buonismo di Happy Days.
I due vivono il “trasloco” in maniera parecchio diversa: Tobey è un retrò-nerd che sa tutto della serie e quindi per lui finire in quel mondo è un’esperienza fantastica un po’ come ritrovarsi a Disneyland per un bambino di 6 anni o per il mio blogger rivale Bimbo Gigi Ford. Per Reese Witherspoon, tipica liceale ribelle e pure un po’ zoccoletta - diciamolo -, ritrovarsi in quell’epoca tanto rigida e politically correct si rivelerà una prova ardua. Ma le cose, questo Pleasantville ce lo racconta magnificamente, possono cambiare. E persino una realtà in bianco e nero può prendere colore.


Al di là di una meraviglia di storia, Pleasantville incanta per le interpretazioni fenomenali di tutto il cast. Oltre ai due ottimi protagonisti, Joan Collins e Jeff Daniels con la loro romanticissima storia d’amore fanno illuminare di rosso anche il cuoricino del più insensibile tra gli spettatori, mentre fa uno strano effetto assistere a un leccatissimo e precisino William H. Macy, dopo che negli ultimi tempi l’abbiamo visto nei panni opposti del padre di famiglia barbone e ubriacone nella serie Shameless. Se c’è una famiglia che sta agli antipodi rispetto a Pleasantville, è proprio quella di Shameless. Menzione d’onore poi per la splendida Marley Shelton, per Paul Walker che scopre il sesso fast & furious con la smaliziata Witherspoon, e in alcune particine compaiono pure Jenny Lewis, la cantante della band indie-rock-country Rilo Kiley (se non li conoscete andatevi a recuperare subito tutti i loro dischi!), e futuri amici televisivi come Marc Blucas e Danny Strong di Buffy, più Jason Behr di Roswell.
Ciliegina sulla torta, una colonna sonora magnifica, con una “At Last” di Etta James che piove su una scena che definire poetica è limitativo.


Memorabile poi il finale sulle note di “Across the Universe”, perla john lennoniana, dal testo perfetto per la pellicola e qui riletta dalla sola e unica Fiona Apple. Dopo aver sentito la sua interpretazione nel lontano 1998, ma poi non tanto lontano quanto l’epoca di Pleasantville, ho deciso che Fiona Apple era la mia cantante preferita di sempre e ancora oggi non ho cambiato idea. Il video della song poi è diretto da Paul Thomas Anderson, mica il primo pirla che passa.


L’opera prima di Gary Ross, futuro regista del blockbuster Hunger Games, è un incanto di pellicola. Innocente, idealista e sognatrice. Una gemma più che piacevole che ci trascina dritti dentro un’altra epoca, proprio come capita ai due protagonisti.
Nominato agli Oscar 1998 in 3 categorie minori (scenografia, costumi e musiche), Pleasantville non si è portato a casa manco una statuetta. Per quanto paradossale sia da dire, un film in b/n ambientato negli anni ’50 forse era troppo avanti per l’epoca. Fosse uscito oggi, magari avrebbe fatto incetta di premi proprio come capitato a The Artist, film muto e ambientato negli anni ’30 e diverso per un sacco di altri aspetti, ma che con Pleasantville condivide lo stesso gusto retrò, nostalgico fin che si vuole, ma che sa guardare anche al futuro. Il tema portante di entrambe le pellicole è infatti il cambiamento, il sapersi evolvere e adattare ai tempi che mutano. È sempre bello dare un’occhiata indietro al passato, ma saper guardare avanti è ancora meglio.
Perché chissa cosa cosa succederà domani?
Io non lo so.
(voto 8+/10)






1 commento:

Anonimo ha detto...
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