Pleasantville
(USA 1998)
Regia: Gary Ross
Cast: Tobey Maguire, Reese
Witherspoon, William H. Macy, Joan Allen, Jeff Daniels, Paul Walker,
Marley Shelton, Don Knotts, J.T. Walsh, Jenny Lewis, Marissa Ribisi,
Jason Behr, Marc Blucas, Danny Strong, Denise Dowse
Genere: retrò
Se ti piace guarda anche: The
Artist, The Truman Show, Ritorno al futuro, Ricomincio da capo,
Cambia la tua vita con un click
Come sarebbe vivere dentro la tua serie
tv preferita?
È quello che scopre Tobey Maguire
nelle vesti di protagonista di questo Pleasantville.
Il mio telefilm preferito è Twin
Peaks, però devo ammettere che avrei un po’ paura ad andarci a
vivere. Più che un sogno, sarebbe un incubo che diventa realtà.
Bob…
la faccia di Bob…
i capelli unti di Bob…
No, grazie.
Se potessi scegliere di trasferirmi
dentro una serie, preferirei di gran lunga Baywatch. È possibile,
omino della tv di Pleasantville? Non mi sembra una richiesta poi
tanto eccessiva…
Per uno di quegli incanti che succedono
solo nei film, vedi anche Freaky Friday, Jumanji o Cambia la tua vita
con un click, tanto per dirne alcuni, Tobey Maguire e pure sua
sorella Reese Witherspoon vengono allora risucchiati dentro
l’apparecchio televisivo e vengono trasformati nei giovani
protagonisti della serie anni ’50 Pleasantville. Un telefilm
fittizio, ma in cui possiamo vedere i riflessi dei rassicuranti
serial vecchio stile, così come anche il buonismo di Happy Days.
I due vivono il “trasloco” in
maniera parecchio diversa: Tobey è un retrò-nerd che sa tutto della
serie e quindi per lui finire in quel mondo è un’esperienza
fantastica un po’ come ritrovarsi a Disneyland per un bambino di 6
anni o per il mio blogger rivale Bimbo Gigi Ford.
Per Reese Witherspoon, tipica liceale ribelle e pure un po’
zoccoletta - diciamolo -, ritrovarsi in quell’epoca tanto rigida e
politically correct si rivelerà una prova ardua. Ma le cose, questo
Pleasantville ce lo racconta magnificamente, possono cambiare. E
persino una realtà in bianco e nero può prendere colore.
Al di là di una meraviglia di storia,
Pleasantville incanta per le interpretazioni fenomenali di tutto il
cast. Oltre ai due ottimi protagonisti, Joan Collins e Jeff Daniels
con la loro romanticissima storia d’amore fanno illuminare di rosso
anche il cuoricino del più insensibile tra gli spettatori, mentre fa
uno strano effetto assistere a un leccatissimo e precisino William H.
Macy, dopo che negli ultimi tempi l’abbiamo visto nei panni opposti
del padre di famiglia barbone e ubriacone nella serie Shameless. Se
c’è una famiglia che sta agli antipodi rispetto a Pleasantville, è
proprio quella di Shameless. Menzione d’onore poi per la splendida
Marley Shelton, per Paul Walker che scopre il sesso fast &
furious con la smaliziata Witherspoon, e in alcune particine
compaiono pure Jenny Lewis, la cantante della band indie-rock-country
Rilo Kiley (se non li conoscete andatevi a recuperare subito tutti i
loro dischi!), e futuri amici televisivi come Marc Blucas e Danny
Strong di Buffy, più Jason Behr di Roswell.
Ciliegina sulla torta, una colonna
sonora magnifica, con una “At Last” di Etta James che piove su
una scena che definire poetica è limitativo.
Memorabile poi il finale sulle note di
“Across the Universe”, perla john lennoniana, dal testo perfetto
per la pellicola e qui riletta dalla sola e unica Fiona Apple. Dopo
aver sentito la sua interpretazione nel lontano 1998, ma poi non
tanto lontano quanto l’epoca di Pleasantville, ho deciso che Fiona
Apple era la mia cantante preferita di sempre e ancora oggi non ho
cambiato idea. Il video della song poi è diretto da Paul Thomas
Anderson, mica il primo pirla che passa.
L’opera prima di Gary Ross, futuro
regista del blockbuster Hunger Games,
è un incanto di pellicola. Innocente, idealista e sognatrice. Una
gemma più che piacevole che ci trascina dritti dentro un’altra
epoca, proprio come capita ai due protagonisti.
Nominato agli Oscar 1998 in 3 categorie
minori (scenografia, costumi e musiche), Pleasantville non si è
portato a casa manco una statuetta. Per quanto paradossale sia da
dire, un film in b/n ambientato negli anni ’50 forse era troppo
avanti per l’epoca. Fosse uscito oggi, magari avrebbe fatto incetta
di premi proprio come capitato a The Artist, film muto e ambientato
negli anni ’30 e diverso per un sacco di altri aspetti, ma che con
Pleasantville condivide lo stesso gusto retrò, nostalgico fin che si
vuole, ma che sa guardare anche al futuro. Il tema portante di
entrambe le pellicole è infatti il cambiamento, il sapersi evolvere
e adattare ai tempi che mutano. È sempre bello dare un’occhiata
indietro al passato, ma saper guardare avanti è ancora meglio.
Perché chissa cosa cosa succederà
domani?
Io non lo so.
(voto 8+/10)
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