Avete visto Kynodontas?
Non vi ricordate se
l’avete visto o meno?
Impossibile. Se l’avete
visto, lo saprete di certo. Che vi sia piaciuto o vi abbia
infastidito, di certo non vi avrà lasciati indifferenti. Kynodontas
è un film greco tra i più disturbanti e allo stesso tempo geniali
degli ultimi anni. Ci presentava una tipica famiglia come tante:
padre, madre, due figlie e un figlio. Solo che non era esattamente la
famigliola del Mulino Bianco e i figli non venivano trattati in
maniera tanto normale, visto che erano isolati dal mondo e allevati
come fossero animali. Una metafora dei regimi dittatoriali, oppure
una semplice dimostrazione di sadismo?
Qualunque sia la
risposta, Kynodontas resta un film indimenticabile, che ti segna, ti
marca nel profondo, ed è assolutamente consigliato. Ma certo non
quando avete voglia di una visione leggera e disimpegnata.
Il nuovo film di Giorgos
Lanthimos, la mente malata che si cela dietro a Kynodontas, deve
quindi inevitabilmente stare a confrontarsi con l’illustre
predecessore. E come ne esce?
Se avete intenzione di
cimentarvi nella visione della pellicola, attualmente disponibile in
rete soltanto in lingua originale con sottotitoli in inglese, è
meglio che non sappiate nulla. Se invece volete rovinarvi la sorpresa
o non avete intenzione di vedere il film, potete continuare a
leggere.
Alpeis
(Grecia 2011)
Regia: Giorgos
Lanthimos
Cast: Aggeliki
Papoulia, Johnny Vekris, Aris Servetalis, Ariane Labed, Stavros
Psyllakis, Erifili Stefanidou
Genere: malato
Se ti piace guarda
anche: Kynodontas, Kinetta, Il grande capo
ATTENZIONE SPOILER
La storia è forse ancora
più malata e deviante di quella rappresentata in Kynodontas. I
protagonisti sono un gruppo di tizi che decide di mettere in piedi
un’attività molto particolare, chiamata simbolicamente Alpeis,
poiché i monti alpini si reggono l’uno con l’altro: per
alleviare il dolore per la perdita di una persona cara, loro si
propongono come “sostituti” del defunto. In pratica, rimpiazzano
in tutto e per tutto la persona morta.
Se facessero lo spot
pubblicitario, potrebbe essere: “Morte fai da te? No
Alpeis? Ahi, ahi ahi.”
Il modo in cui compiono
questa sostituzione è però molto meccanico, con la ripetizione
sempre delle stesse frasi e delle stesse azioni, e se immaginate una
cosa già di suo deprimente, questo è ancora più deprimente di
quanto si possa immaginare. Sebbene a tratti il loro comportamento
sfoci nel ridicolo e altre volte semplicemente nel noioso.
Alpeis parte quindi da
uno spunto geniale come e forse più di quello presentato in
Kynodontas. A livello cinematografico, il film risulta però meno
efficace. Nonostante lo stile adottato dal malvagio Lanthimos sia
simile, non ha la stessa potenza visiva e le scene non hanno la
stessa forza. Se con Kynodontas poi il comportamento della famiglia
protagonista poteva essere lo spunto per varie riflessioni politiche
e sociali, in questo caso il tema della morte, che poteva far nascere
spunti ancora più forti, è affrontato in maniera sì provocatoria,
però non si va molto al di là (termine quanto mai azzeccato) di
questo.
Interessante e non del
tutto approfondita anche la tematica della personalità. Lanthimos
gioca come un Pirandello sadico a togliere l’identità ai suoi
personaggi: nel precedente Kynodontas i figli erano pupazzi nella
mani di un padre burattinaio, qui i personaggi annullano loro stessi
per diventare alter-ego di persone scomparse da poco. In un simile
gioco perverso possiamo leggere una riflessione sul cinema, sul ruolo
degli attori nell’interpretare una parte. Le riflessioni scattano
quindi anche qui, ed è questo il bello delle folli pellicole del
regista greco. A vederle fanno male, sono un pugno allo stomaco. Ma a
ripensarci sono delle opere davvero complesse, sfaccettate e
profonde.
Alpeis è quindi
interessante, parecchio interessante, eppure sembra quasi come se
Lanthimos dopo un’opera come Kynodontas si sia trovato “obbligato”
a fare qualcosa di ancora più estremo. La visione c’entra
l’obiettivo di essere disturbante e provocatoria come soltanto
pochi altri registi al mondo riescono a essere, mi vengono in mente
Michael Haneke e Lars Von Trier. Adesso resta da capire se il suo
particolarissimo lavoro di provocazione riuscirà ad andare ancora
più in alto delle Alpi, oppure se Kynodontas è destinata a essere
la sua opera più rappresentativa e il vertice della sua, chiamiamola
così, “poetica”.
Per il momento, questo
Alpeis appare come una pellicola transitoria, ancora molto legata al
film precedente, vuoi per la presenza della fenomenale Aggeliki
Papoulia come protagonista, vuoi perché i momenti più emotivamente
forti anche qui sono rappresentati dalle scene di danza, che però
non toccano i vertici del sirtaki andato a male di Kynodontas.
Alpeis ha quindi la
“colpa” di arrivare dopo un capolavoro tanto geniale quanto
riuscito e riesce a sua volta ad essere geniale, ma non altrettanto
riuscito.
Da uno spunto del genere, mi immagino già che negli Usa possano tirarne fuori una intera serie tv, possibilmente più ruffiana e giocata sui buoni sentimenti. Alpeis invece va di cattiveria pura, sebbene non sfrutti la strepitosa idea fino in fondo, con una rappresentazione che si incarta un po’ nella ripetitività. Resta comunque un’opera da vedere per farsi del male, cinema per nulla d’intrattenimento ma di “disturbamento”. Sapevatelo.
(voto
7+/10)
Cannibal Kid
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