mercoledì 25 aprile 2012

Hanno tutti ragione



Tony Pagoda è un cantante melodico con tanto passato alle spalle. La sua è stata la scena di un’Italia florida e sgangheratamente felice, fra Napoli, Capri, e il mondo. È stato tutto molto facile e tutto all’insegna del successo. Ha avuto il talento, i soldi, le donne. E inoltre ha incontrato personaggi straordinari e miserabili, maestri e compagni di strada. Da tutti ha saputo imparare e ora è come se una sfrenata, esuberante saggezza si sprigionasse da lui senza fatica. Ne ha per tutti e, come un Falstaff contemporaneo, svela con comica ebbrezza di cosa è fatta la sostanza degli uomini, di quelli che vincono e di quelli che perdono. Quando la vita comincia a complicarsi, quando la scena muta, Tony Pagoda sa che è venuto il tempo di cambiare. Una sterzata netta. Andarsene. Sparire. Cercare il silenzio. Fa una breve tournée in Brasile e decide di restarci, prima a Rio, poi a Manaus, coronato da una nuova libertà e ossessionato dagli scarafaggi. Ma per Tony Pagoda, picaro senza confini, non è finita. Dopo diciotto anni di umido esilio amazzonico qualcuno è pronto a firmare un assegno stratosferico perché torni in Italia. C’è ancora una vita che lo aspetta. 

La bellezza di " Hanno tutti ragione " risiede nell'imperfezione. Una scrittura sui generis e ricca di neologismi, un massimalismo tracotante, una verbosità che a tratti dilata il ritmo all'inverosimile, una propensione torrenziale alla sentenza, potrebbero trasformare questo libro in un fastidioso guazzabuglio di fesserie. Eppure gli innumerevoli difetti inaspettatamente rendono l'opera prima di Sorrentino bellissima. Perchè è vera, sentita, emozionante e scorretta oltre ogni limite. Onesta,s oprattutto. Come Tony Pagoda, il personaggio che innonda con la sua esuberante presenza queste 320 pagine. Cocainomane, puttaniere, nichilista, cinico, furbo, volgare, infettato da una malsana propensione all'orgasmo del sangue.
Lo si dovrebbe odiare,ma si finisce per venerarlo. Perchè dotato di un'etica forse cialtrona e primordiale ma inoppugnabile, di una visione della vita così disincantata e verace da farti apparire ovvia anche l'intuizione e la riflessione più arguta.Tony ci fa incazzare e ci fa ridere. Spesso, quando meno ce lo aspettiamo, ci commuove alle lacrime. Con una malinconia che ti afferra la gola e non molla la presa. Amicizia, amore, sesso, morte, violenza.E vita, secchiate di vita in piena faccia, che hanno il potere di svegliarci dal torpore delle nostre abitudini (esistenziali e letterarie).
Da non perdere. 


8 commenti:

m4ry ha detto...

Grazie per questa recensione, molto interessante :)

CheRotto ha detto...

...sarà ma a me non ha convinto molto, anzi alcune pagine le ho trovate pesanti e un po' di troppo... e pensare che l'inizio non l'ho trovato malissimo, il personaggio di Tony Pagoda mi attirava poi si perde in troppe 'menate' e la sua 'esuberante presenza', citando il post di Blackswan, mi ha dato fastidio così come la scrittura di Sorrentino di cui ho gradito di più alcune sue prove da regista

simomarco ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
simomarco ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
simomarco ha detto...

Forse ho iniziato a leggere "Hanno tutti ragione" con davvero troppe aspettative. E' un errore, lo so. Ero convinta che ne sarei rimasta conquistata, affascinata. Invece Sorrentino - che trovo strepitoso come regista - mi ha annoiata, dandomi spesso l'impressione di cercare a tutti i costi il paradosso che intriga, il colpo di scena che disorienta. Il risultato è debole, poco efficace, zoppo. Sono arrivata all'ultima pagina innervosita, quasi stizzita.
La recensione di Blackswan mi fa venir voglia di rileggerlo sotto una luce diversa. Chissà...

Cannibal Kid ha detto...

sembra una versione letteraria di l'uomo in più.
se sorrentì ha talento da scrittore come regista, o quasi, non dev'essere male..

Elle ha detto...

Sembra uno di quei romanzi che se non lo leggi nel periodo giusto (periodo "da lettore", periodo in cui hai voglia di leggere certo tipo di libri) non funziona. Lo dico perché ci sono periodi in cui mi sento la regina del neologismo, e non accetto che qualcun altro ne crei!! :)

CheRotto ha detto...

hai ragione Marco, ho visto proprio l'altro giorno per la prima volta L'uomo in più e il personaggio di Tony Lavitola è preciso a Tony Pagoda ma nel film non si perde in tutta quella filosofia, a volte stucchevolissima, che c'è in questo libro