giovedì 12 aprile 2012

Counting Crows - Underwater Sunshine


Si, lo so, è l'ennesimo disco di cover, ultimamente ne escono a decine, e francamente non se ne può più. L'impressione è quella di essere innanzi ad un vuoto generazionale di creatività, come se ormai quasi più nessuno fosse capace di scrivere canzoni nuove, e affidarsi a un repertorio già collaudato fosse molto più produttivo (o meno richioso) di rilasciare un album originale. Però loro sono i Counting Crows, uno dei più grandi gruppi di americana di sempre, e meritano totale e incondizionata fiducia. Tra l'altro, queste sono cover di canzoni che prevalentemente non conosce nessuno. Certo, c'è un Dylan minore (You Ain't Going Nowhere), c'è un luminoso Gram Parsons (The Return Of The Grevious Angel) c'è la chiosa con il ripescaggio di The Ballad Of El Goodo dei Big Star, ma il restante lotto di canzoni è stato acciuffato per i capelli e salvato in extremis da un ingeneroso oblio. Tanto che i nostri eroi sono andati addirittura a ripescare brani scritti prima di divenire Counting Crows, quando portavano il nome disturbante di Sordid Humor (la convincente Jumping Jesus). Motivi di interesse, quindi, ce ne sono: non siamo di fronte al solito parco di cover consumate dal tempo e riproposte ad libitum da chiunque, ma a una scaletta che per certi versi suona quasi come quella di un disco originale. E soprattutto, c'è una band che sta vivendo una sorta di seconda giovinezza e che suona con voglia, quasi con smania. Il disco è autoprodotto e questo risulta decisamente un merito, dal momento che l'idea che sta alla base della produzione è quella di trasmettere la sensazione della presa diretta, della jam, del "buona la prima", degli strumenti sbrigliati. Il suono è quindi caldo, avvolgente, come se queste canzoni prendessero vita in un piccolo pub, dove la gente se ne sta gomito a gomito a bere birra e ad ascoltare musica, mentre fuori l'aria calda della notte coccola le sponde della San Francisco Bay. È da un pò che suonano dannatamente bene questi alfieri di un country rock venato di suggestioni soul e melodie decisamente pop. Lo si era già capi to ascoltando il cd dal vivo dello scorso anno, August & Everything After: Live At Town Hall, con cui i Counting Crows celebravano il ventennale d'attività, riproponendo per intero, e completamente riarrangiata, la scaletta del loro mitico esordio. Coloro che avevano amato quel live, magari anche con una lacrimuccia di malinconia ad accompagnare l'ascolto, non resteranno quindi delusi da questo nuovo Underwater Sunshine, nel quale, a parere di chi scrive, Adam Duritz ha fatto l'ennesimo salto di qualità come cantante, relegando a sfumature quelli che un tempo erano i suoi eccessi di teatralità, e misurando con sapienza tanto il timbro quanto il trasporto interpretativo. Certo, in fin dei conti,questo è solo un disco di Americana, non ci sono nè sorprese nè novità: il suono è quello consueto di una tradizione che, se riproposta con cura artigianale, sa ancora farci sognare spazi aperti, narrare l'epopea dell'on the road e riprodurre i colori di un'America provinciale, rurale e tecnologicamente arretrata. In questo, i Counting Crows sono dei maestri: convincono ed emozionano senza colpi di scena e artifici, limitandosi semmai a declinare con rinnovato entusiasmo una formula arcinota, ma che non mostra assolutamente il logorio del tempo. È proprio questo il motivo per cui Underwater Sunshine è un buon disco: è pregno di aromi e sapori antichi, evoca ricordi e nostalgie come se fosse un luogo a cui siamo affezionati e al quale amiamo tornare dopo un lungo viaggio. Dedicategli ripetuti ascolti, magari in cuffia e sorseggiando un bicchiere di corroborante bourbon. Non ne resterete delusi.

VOTO : 7


Scritto da Blackswan

3 commenti:

Elle ha detto...

Ah, ecco, quindi non è colpa mia se di queste canzoni non ne conosco neanche una ;)
Sono bellissime, e sinceramente a me evocano lunghi viaggi in macchina, su quelle strade americane famose, non un ritorno, ma una partenza.
Jumping Jesus è la mia preferita; e adesso cosa posso fare se non ascoltarle ripetutamente?
(senza bourbon, però, sto bevendo il caffellatte)

lozirion ha detto...

Ottimo album! Lo stavo ascoltando giusto ieri, i Counting Crows stanno vivendo davvero un bel momento, e la scelta dei brani mi pare anche molto coraggiosa, tanto di cappello! ^_^

giacy.nta ha detto...

L'atmosfera è proprio quella che tu hai descritto: intima, un po' sognante, senza eccessi.
Molto bella anche la copertina.