mercoledì 31 ottobre 2012

L'Ora di Halloween...


Silent House
(USA, Francia 2011)
Regia: Chris Kentis, Laura Lau
Cast: Elizabeth Olsen, Adam Trese, Eric Sheffer Stevens, Julia Taylor Ross, Adam Barnett, Haley Murphy
Genere: horror in presa diretta
Se ti piace guarda anche: La casa muta, Paranormal Activity, The Blair Witch Project

Pensavo che Silent House fosse il solito ennesimo horrorino ambientato in una casa, una di quelle che vorrebbero essere spaventose e invece non lo sono manco lontanamente. Invece, Silent House è una specie di Arca russa in versione paura. L’intera pellicola è infatti girata con un unico piano sequenza. Una scena sparata tutta di fila, sebbene qualche elaborazione in fase di montaggio credo proprio ci sia stata. Una sola e unica sequenza che ci getta in un incubo senza pause. Il film è dunque originale nella realizzazione, più che nella trama. La storia non presenta infatti chissà quali rivelazioni fenomenali, trattandosi di una vicenda famigliare tesa e ben orchestrata, ma niente che non si sia mai visto prima.
Al termine della pellicola: colpo di scena. Ho cercato informazioni sul film e ho realizzato che l’originalità della messa in scena è molto relativa, visto che si tratta del remake di un recentissimo horror uruguayano. Prima della visione di un film, soprattutto se è un thriller-horror, cerco sempre di saperne il meno possibile, e quindi mi era sfuggito questo “dettaglio” mica da poco.
Ma, comunque, un film uruguayano???
Perché, in Uruguay fanno film?
A quanto pare sì, e a quanto pare per limitare le spese li girano con un solo pianosequenza, tutto in presa diretta, buona la prima che così si risparmia!
Ho trovato Silent House parecchio originale, finalmente un horror originale dopo tanti tutti uguali e alla fine scopro che l’idea gli americani l’hanno rubata? La cosa non sorprende certo, visto che negli ultimi tempi vanno a caccia di idee in tutto il mondo, dalla Danimarca di Forbrydelsen ispirazione per la serie tv The Killing alla Francia dei thriller Pour Elle (diventato The Next Three Days), Anthony Zimmer (coverizzato con l’orrido The Tourist) e Crime d’amour (che diventerà Passion nelle sapienti mani di Brian De Palma).
E ora, vanno a scippare persino l’Uruguay.



Il merito dell’originalità va dunque alla pellicola sudamericana, grazie allo spunto davvero geniale di realizzare un horror con un solo piano sequenza. Idea azzeccatissima, visto che una ripresa senza stacchi e continua, come se stessimo assistendo all’orrore in diretta, è perfetta per un film de paura.
Il remake americano, un instant remake visto che è arrivato a pochi mesi di distanza dall’originale, ha invece il merito di aver replicato l’idea e averlo fatto in maniera impeccabile.
Non avendo visto la versione uruguagia evito i confronti diretti e mi limito a sottolineare come questo Silent House in versione americana sia (per fortuna) lontano dagli altri horrorini americani in circolazione. La regia procede senza sbavature a costruire una escalation di tensione notevole e si inventa anche qualche bella trovata per spezzare la monotonia del piano sequenza che dopo un po’ inevitabilmente rischia di annoiare (ad esempio con l’espediente dei flash della macchina fotografica a spezzare il buio), anche se magari pure queste idee sono state copiate dall’originale. Ma vabbè, non indaghiamo oltre…
Il merito maggiore della pellicola è però l’intepretazione davvero mostruosa della protagonista, Elizabeth Olsen. Se avete visto l’ottimo La fuga di Martha (Martha Marcy May Marlene) non vi stupirete, visto che pure lì offriva un’interpretazione a dir poco super-lativa. Qui non è affatto da meno, anzi. Il piano sequenza è una prova dura per un regista, figuriamoci per un’attrice che praticamente sta davanti alla macchina da presa per tutto il tempo. Se a ciò aggiungiamo l’evoluzione del suo personaggio nel corso della vicenda e gli elementi di follia presenti, questa è una prova di recitazione letteralmente pazzesca. E pensare che questo è il suo primo film, mentre La fuga di Martha è il suo secondo e a questo punto questa qui potrebbe rivelarsi una delle migliori attrici dei prossimi 50 miliardi di anni. Giusto per fare un tantino gli esagerati. E pensare, soprattutto, che Elizabeth è la sorella delle scimmiette gemelle Olsen, Mary-Kate ed Ashley, due che insieme non raggiungono nemmeno la metà di un millesimo del suo talento.
Se non avete compreso ciò che ho detto, prendete una calcolatrice.
Capito, adesso? I conti vi tornano?


Per terminare questo piano sequenza di post, Silent House è insomma un horror teso, tesissimo, parecchio coinvolgente e che offre una prova recitativa eccezionale. Cosa che nel caso di un horror è davvero raro dire, visto che spesso le donne nelle pellicole di questo genere vengono trattate come carne da macello o, al più, come tette che scappano dal mostro di turno. E questo vale per classici del genere come Halloween con Jamie Lee Curtis, quanto per trashate più recenti come Piranha 3D e variazioni simili. Invece qui troviamo una Elizabeth Olsen che fa paura sì, tanto è brava a reggere la scena dall’inizio alla fine. L’altro grande pregio è l’originalità della scelta del piano sequenza. Su tutto però si cela l’ombra della pellicola originale. Se l’avete vista, questo potrebbe sembrarvi giusto un furbo instant remake fotocopiato. Se ve l’eravate persa (dopo tutto, chi se li guarda, i film uruguayani?), questo probabilmente sarà anche per voi, così come è stato per me, il trip horror perfetto per questo Halloween.
(voto 7/10)
Cannibal Kid

domenica 28 ottobre 2012

Naturalmente Argilla...in mostra - Le foto

Le lampade

Alcuni scatti realizzati durante la serata dedicata alla mostra di Naturalmente Argilla dove si possono ammirare i lavori realizzati dagli allievi del laboratorio tenuto da Silvia Caldarulo.

martedì 23 ottobre 2012

Alpeis



Avete visto Kynodontas?
Non vi ricordate se l’avete visto o meno?
Impossibile. Se l’avete visto, lo saprete di certo. Che vi sia piaciuto o vi abbia infastidito, di certo non vi avrà lasciati indifferenti. Kynodontas è un film greco tra i più disturbanti e allo stesso tempo geniali degli ultimi anni. Ci presentava una tipica famiglia come tante: padre, madre, due figlie e un figlio. Solo che non era esattamente la famigliola del Mulino Bianco e i figli non venivano trattati in maniera tanto normale, visto che erano isolati dal mondo e allevati come fossero animali. Una metafora dei regimi dittatoriali, oppure una semplice dimostrazione di sadismo?
Qualunque sia la risposta, Kynodontas resta un film indimenticabile, che ti segna, ti marca nel profondo, ed è assolutamente consigliato. Ma certo non quando avete voglia di una visione leggera e disimpegnata.
Il nuovo film di Giorgos Lanthimos, la mente malata che si cela dietro a Kynodontas, deve quindi inevitabilmente stare a confrontarsi con l’illustre predecessore. E come ne esce?
Se avete intenzione di cimentarvi nella visione della pellicola, attualmente disponibile in rete soltanto in lingua originale con sottotitoli in inglese, è meglio che non sappiate nulla. Se invece volete rovinarvi la sorpresa o non avete intenzione di vedere il film, potete continuare a leggere.

Alpeis
(Grecia 2011)
Regia: Giorgos Lanthimos
Cast: Aggeliki Papoulia, Johnny Vekris, Aris Servetalis, Ariane Labed, Stavros Psyllakis, Erifili Stefanidou
Genere: malato
Se ti piace guarda anche: Kynodontas, Kinetta, Il grande capo

ATTENZIONE SPOILER
La storia è forse ancora più malata e deviante di quella rappresentata in Kynodontas. I protagonisti sono un gruppo di tizi che decide di mettere in piedi un’attività molto particolare, chiamata simbolicamente Alpeis, poiché i monti alpini si reggono l’uno con l’altro: per alleviare il dolore per la perdita di una persona cara, loro si propongono come “sostituti” del defunto. In pratica, rimpiazzano in tutto e per tutto la persona morta.
Se facessero lo spot pubblicitario, potrebbe essere: “Morte fai da te? No Alpeis? Ahi, ahi ahi.”

Il modo in cui compiono questa sostituzione è però molto meccanico, con la ripetizione sempre delle stesse frasi e delle stesse azioni, e se immaginate una cosa già di suo deprimente, questo è ancora più deprimente di quanto si possa immaginare. Sebbene a tratti il loro comportamento sfoci nel ridicolo e altre volte semplicemente nel noioso.
Alpeis parte quindi da uno spunto geniale come e forse più di quello presentato in Kynodontas. A livello cinematografico, il film risulta però meno efficace. Nonostante lo stile adottato dal malvagio Lanthimos sia simile, non ha la stessa potenza visiva e le scene non hanno la stessa forza. Se con Kynodontas poi il comportamento della famiglia protagonista poteva essere lo spunto per varie riflessioni politiche e sociali, in questo caso il tema della morte, che poteva far nascere spunti ancora più forti, è affrontato in maniera sì provocatoria, però non si va molto al di là (termine quanto mai azzeccato) di questo.
Interessante e non del tutto approfondita anche la tematica della personalità. Lanthimos gioca come un Pirandello sadico a togliere l’identità ai suoi personaggi: nel precedente Kynodontas i figli erano pupazzi nella mani di un padre burattinaio, qui i personaggi annullano loro stessi per diventare alter-ego di persone scomparse da poco. In un simile gioco perverso possiamo leggere una riflessione sul cinema, sul ruolo degli attori nell’interpretare una parte. Le riflessioni scattano quindi anche qui, ed è questo il bello delle folli pellicole del regista greco. A vederle fanno male, sono un pugno allo stomaco. Ma a ripensarci sono delle opere davvero complesse, sfaccettate e profonde.

Alpeis è quindi interessante, parecchio interessante, eppure sembra quasi come se Lanthimos dopo un’opera come Kynodontas si sia trovato “obbligato” a fare qualcosa di ancora più estremo. La visione c’entra l’obiettivo di essere disturbante e provocatoria come soltanto pochi altri registi al mondo riescono a essere, mi vengono in mente Michael Haneke e Lars Von Trier. Adesso resta da capire se il suo particolarissimo lavoro di provocazione riuscirà ad andare ancora più in alto delle Alpi, oppure se Kynodontas è destinata a essere la sua opera più rappresentativa e il vertice della sua, chiamiamola così, “poetica”.
Per il momento, questo Alpeis appare come una pellicola transitoria, ancora molto legata al film precedente, vuoi per la presenza della fenomenale Aggeliki Papoulia come protagonista, vuoi perché i momenti più emotivamente forti anche qui sono rappresentati dalle scene di danza, che però non toccano i vertici del sirtaki andato a male di Kynodontas.
Alpeis ha quindi la “colpa” di arrivare dopo un capolavoro tanto geniale quanto riuscito e riesce a sua volta ad essere geniale, ma non altrettanto riuscito.

Da uno spunto del genere, mi immagino già che negli Usa possano tirarne fuori una intera serie tv, possibilmente più ruffiana e giocata sui buoni sentimenti. Alpeis invece va di cattiveria pura, sebbene non sfrutti la strepitosa idea fino in fondo, con una rappresentazione che si incarta un po’ nella ripetitività. Resta comunque un’opera da vedere per farsi del male, cinema per nulla d’intrattenimento ma di “disturbamento”. Sapevatelo.
(voto 7+/10)

Cannibal Kid

Naturalmente Argilla... in mostra!

Un appuntamento che è diventato fisso da quattro anni: il nostro laboratorio di manipolazione d'argilla che avviene d'estate in autunno si trasforma in mostra. Però per la prima volta sarà possibile ammirare i lavori degli allievi non solo per una giornata come si è fatto fino allo scorso anno dove la mostra era situata nella Biblioteca Comunale di Bollate. Da sabato 27 ottobre Naturalmente Argilla in mostra sarà ospitata nei locali de L'OrablùBar e rimarrà in esposizione per un paio di settimane.
Per festeggiare l'occasione tutti insieme, allievi e insegnante, l'appuntamento è appunto per sabato 27 dalle ore 20. Durante la serata sarà anche possibile ascoltare una lezione aperta degli allievi dell'Officina della Musica di Diego Centurione.
Come sempre vi aspettiamo numerosi...

domenica 21 ottobre 2012

L'Ora di raccontare



Sabato, 10 novembre 2012.
Se siete appassionati lettori, se amate trascorrere il vostro tempo tra le pagine di un romanzo e se vi emoziona ascoltare una voce narrante, segnatevi questa data e tenetevi liberi.
Perchè l'Orablù, ha organizzato per tutti voi una serata, i cui i protagonisti saranno i libri, gli autori che li hanno scritti e soprattutto la vostra fame di letture.
L'evento si intitolerà L'Ora Di Raccontare: aperitivo con gli autori e vedrà la partecipazione di tre scrittori, uno dei quali, lo diciamo con malcelato orgoglio, è Gianni Biondillo, il creatore dell'Ispettore Ferraro. Una serata speciale, quindi, in cui si alterneranno momenti di lettura ad altri in cui sarà possibile ascoltare dalla viva voce degli autori la genesi delle loro opere. Interviste e domande del pubblico movimenteranno l'incontro, durante il quale verrà servito uno stuzzicante aperitivo e potrete gustare la nostra famosa pizza.

Qui di seguito il programma completo della serata:

L'ORABLU' Associazione Culturale presenta:
L'ORA DI RACCONTARE
Aperitivo con gli autori


Sabato 10 novembre 2012
presso L'OraBlùBar, piscina comunale, centro sportivo InSport

ore 19.00 - inizio serata

ore 19.30
Fabio il Konte presenta  IO SONO SPRINGSTEENIANO
Storie, racconti, emozioni... Una vita cantata dal Boss. La vita, le difficoltà, le gioie del Konte, un personaggio cresciuto a Bollate con una grande passione: Bruce Springsteen

ore 20.30
Jacopo Ninni presenta LINAS
“Linas” il gigante non è un’invenzione letteraria pura: la leggenda del Gigante Dormiente e della sua Peonia si perde fra le valli della catena montuosa del Linas, nella Sardegna sud-occidentale. L'autore presenterà e leggerà alcuni brani del libro

ore 21.30
Incontro con Gianni Biondillo
Il creatore dell'ispettore Ferraro, autore di romanzi, saggi, testi per il cinema e la televisione, articoli di tema artistico, letterario e politico si racconta.


Non solo.
L'Ora di Raccontare sarà anche un'occasione per celebrare il piacere della lettura e rendere omaggio a quei libri che hanno avuto un ruolo significativo nelle nostre esistenze.
Come? Grazie a Minimal Incipit, un suggestivo percorso di immagini cartacee, elaborato da Giancarlo Pasquali: l'incipit dei nostri romanzi preferiti e un'inedita veste grafica per arricchirli di colori e nuove suggestioni. A tale scopo, vorremmo coinvolgere anche voi, cari lettori: parte del lavoro è fatta, ma ci terremmo a rendere la proposta più ricca e articolata possibile. Vi chiediamo, quindi, di mandarci le vostre idee: l'incipit di un romanzo al quale siete particolarmente legati e una semplice idea visiva per poterlo realizzare graficamente.
I più originali tra quelli che ci suggerrirete verranno elaborati ed esposti in occasione della serata.



Ricordate, allora: Sabato, 10 novembre 2012, L'Ora di Raccontare.

martedì 16 ottobre 2012

Copia conforme


Copia conforme
(Francia, Italia, Belgio 2010)
Titolo originale: Copie conforme
Regia: Abbas Kiarostami
Cast: Juliette Binoche, William Shimell, Jean-Claude Carrière, Agathe Nathanson
Genere: boy meets girl, o meglio middle-age man meets middle-age woman
Se ti piace guarda anche: Prima dell’alba, Before the Sunset - Prima del tramonto, Beginners

Cosa è originale? Cosa è una copia?
È da questa riflessione eterna che coinvolge il mondo dell’arte da che tempo è tempo, da che mondo è mondo, che prende le mosse il film Copia conforme.
Il protagonista maschile di questa originale pellicola sentimentale è uno scrittore, autore di un libro proprio su questo argomento, in cui sostiene l’insostenibile tesi che una copia possa essere meglio dell’originale.
È un tema ostico. Se vedo un’opera che credo originale e poi scopro che si tratta solo di una copia, il valore che do all’opera in questione deve cambiare? È una cosa che mi sono chiesto a proposito di Silent House, horror americano originale, originalissimo. Peccato che al termine della visione andando a cercare info sono andato a scoprire che trattasi dell’instant remake di un recentissimo film uruguayano.
E allora l’entusiasmo nei confronti del film mi è un po’ sceso. Eppure, la pellicola mica è cambiata. A cambiare è stata solo la mia percezione, dovuta alla scoperta della sua non completa originalità. Ma il film, per questo, deve essere considerato meno bello o interessante?



Andando oltre questo caso esemplare di copia conforme, passiamo a Copia conforme - Il film.
Magari tra qualche giorno scopro che pure questo è una copia spudorata di qualche altra pellicola, di qualche altra storia, un furto in stile Zucchero di una diversa opera. Visto così, senza sapere null’altro, mi sembra però una pellicola tremendamente originale, una visione splendida, di certo tra le pellicole più interessanti visionate negli ultimi mesi. Devo recitare in proposito un cattolicissimo mea culpa, per averne sempre rimandato la visione e aver aspettato tanto: Copia conforme sarebbe infatti entrato tranquillamente se non in top 10, almeno tra i top 20 film cannibali del 2011 (http://pensiericannibali.blogspot.it/2012/01/oscar-cannibali-2011.html).
Eppure, la storia che racconta è come tante altre. Il classico boy meets girl, solo che non ci troviamo di fronte a un boy e a una girl ma a un uomo e una donna di mezza età. Siamo pur sempre dalle parti di un film giocato unicamente, o quasi, su due personaggi, due vite che si incontrano. Come in Prima dell’alba o in questo genere di film qua.
Sì, il paragone con Prima dell’alba in particolare calza a pennello. Anche in questo caso ci troviamo con due anime che si incontrano in un paese straniero. Laddove nel film di Richard Linklater si trattava di un americano e una francese a Vienna, qui abbiamo un inglese e una francese in Toscana, e anche in questo caso non è l’inizio di una barzelletta, bensì di una storia d’amore.
Forse. O forse c’è dell’altro. O forse…
Non è un thriller, Copia conforme, eppure è meglio non saperne troppo. Meglio scoprire da soli quello che succede. Posso solo anticiparvi che è una visione estremamente coinvolgente. Complice la bravura degli interpreti,il baritono William Shimell, qui al suo esordio cinematografico vero e proprio ma che rivedremo anche in Amour di Michael Haneke, e soprattutto una Juliette Binoche strepitosa.
Non ho mai seguito molto la carriera di Juliette Binoche, sarà che avevo odiato Il paziente inglese con tutto me stesso e da lì in poi l’ho sempre associata a quel film lì, però negli ultimi giorni ho visto ben 3 pellicole in cui era presente. Probabilmente più di quante binochessate avessi mai visto il tutto il resto della mia vita: il pessimo Elles, l’interessante Cosmopolis (dove ha giusto un breve incontro sessuale con Robert Pattinson) e questo ottimo Copia conforme.
Efficace la regia molto realistica e in presa diretta dell’iraniano Abbas Kiarostami, uno che per via dell’assonanza nel nome ho sempre accostato ad Aki Kaurismaki. Negli ultimi giorni, per puro caso, ho finalmente visto una pellicola di entrambi e devo dire che, almeno stando a questo Copia conforme e a Miracolo a Le Havre, si tratta di due registi che più diversi non si potrebbe immaginare. Viva Kiarostami e Abbas(so) Kaurismaki.

È un originale, allora, o si tratta di una copia conforme di altre pellicole boy meets girl o meglio man meets woman?
L’importante non è stabilirlo. L’importante è sapersi godere le gioie dell’arte e della vita per quanto sanno trasmetterci in un dato momento, senza dover necessariamente confrontarci con il passato, con altre esperienze vissute. Senza dover fare sempre un paragone con altro.
Parole sacrosante, peccato che quando ci si ritrova a scrivere una recensione non si può farne a meno. Io stesso non ho potuto evitare il paragone con Prima dell’alba.
E allora lo cancello: Come Prima dell’alba o questo genere di film.
Sì, il paragone con Prima dell’alba in particolare calza a pennello. Anche in questo caso ci troviamo con due anime che si incontrano in un paese straniero. Laddove nel film di Richard Linklater trattavasi di un americano e una francese a Praga, qui abbiamo un inglese e una francese in Toscana, e anche in questo caso non è l’inizio di una barzelletta, bensì di una storia d’amore.



Cosa resta, or dunque?
Restano un uomo. Una donna. La loro storia. Copia conforme a tante altre coppie, dai neo sposi ai vecchini, a loro speculari che sfilano nel corso della pellicola. Ma allo stesso tempo una cop(p)ia unica e originale.
(voto 8/10)Cannibal Kid

martedì 9 ottobre 2012

Underworld


Le ragioni del successo della saga di Underworld sono davvero sconosciute.
Che poi, a dirla tutta, non è che abbia o abbia mai avuto ‘sto gran successo. Tutti gli episodi hanno infatti realizzato incassi certo non stellari ma a mala pena dignitosi e il seguito di fan non si può definire particolarmente numeroso.
Conoscete qualcuno fan di Underworld?
Magari conoscere qualcuno fan degli Underworld - La band, quelli di Born Slippy, me ad esempio. Ma fan di Underworld - Il film? Andiamo, probabilmente non ne esistono.
E allora le ragioni del successo di questa saga sono sconosciute, semplicemente perché in realtà la saga non ha successo. Il mistero a questo punto si sposta su un altro piano: com’è possibile che di ‘sta roba abbiano prodotto ben 4 film finora e, considerato il finale aperto dell’ultimo episodio, è presumibile o sarebbe meglio dire temibile sospettare che di capitoli successivi potrebbero arrivarne ancora?
Perché?
Peeerché?


È vero, per rimanere in tema di saghe vampiresche, pure quella di Twilight è qualitativamente parecchio scadente, tanto per usare un eufemismo e non scadere a nostra volta nell’uso di torpiloquio. Però i milioni di copie vendute dai libri, i grandi incassi degli adattamenti cinematografici e le numerose ragazzine che si masturbano pensando a Edward Cullen giustificano il fatto che si sia arrivati fino alla produzione del (grazie al Cielo) ultimo capitolo Breaking Dawn - Parte 2, che uscirà a fine anno.
Ma Underworld non può vantare manco un briciolo del successo di Twilight e a livello cinematografico è qualcosa di persino più terrificante.
Con la saga di Twilight ci siamo fatti, ci facciamo e ci faremo ancora un sacco di risate. Per quanto involontarie. Con Underworld non ci si può consolare nemmeno sotto questo aspetto. Alcune scene sono ridicole, molte sono paradossali, l’insieme di vicende e personaggi va oltre ogni livello di verosimiglianza, anche considerando un contesto fantastico. Però non fa ridere. Fa solo pena.
Vogliamo salvare qualcosa, di questa saga?
La protagonista Selene/Kate Beckinsale che cammina con una sexy tuta in latex.
Fine delle note positive. E comunque nemmeno questo è abbastanza per giustificare 4 episodi, o almeno i 3 che la vedono protagonista, mentre in Underworld: Evolution la Beckinsale si è presa un turno di meritato riposo da questa porcheria di saga per lasciare spazio a Rhona Mitra. Perché, ebbene sì, hanno pure avuto il coraggio di girare un episodio (il peggiore tra tutti) senza Selene/Kate.

Tra i vari difetti rintracciabili, tra i moltissimi, nella saga di Underworld ci sono i vampiri, ma non si capisce bene perché ci siano, visto che potrebbero anche essere sostituiti con qualunque altra creatura fantastica, o anche con degli x-men creati in laboratorio, e i risultati sarebbero gli stessi.
Questo è un problema di molte saghe vampiresche: si snatura del tutto la loro natura.
Una delle cose affascinanti dei vampiri è ad esempio quella che non possono andare in giro alla luce del giorno. Un aspetto che li rende differenti dagli umani. Per loro la routine quotidiana procede al contrario: di giorno dormono e di notte “vivono” (per quanto si possa parlare di vivere per dei non-morti). Eppure in Blade il protagonista lo chiamano Diurno perché è per metà umano e per metà vampiro e può quindi andarsene in giro di giorno, per non parlare dei fratelli Salvatore e di tutti gli altri vampirelli di The Vampire Diaries che hanno più anelli di Frodo alle dita grazie ai quali possono prendersi in scioltezza una tintarella non di Luna ma di Sole. Edward Cullen e i suoi fratellini di Twilight poi se ne vanno tranquillamente a scuola, non so bene nemmeno quale giustificazione abbiano dato perché possano girare di giorno e manco voglio saperla…
Io mi chiedo: perché presentare dei personaggi vampiri, se poi li fai comportare come degli esseri umani normali? Solo perché è di moda?
Discorso analogo vale anche per Underworld, dove ‘sta Selene della vampira ha davvero ben poco, a cominciare da un nome più adatto a una pornostar. Selene si comporta più che altro da guerriera ninja sempre pronta a menare le mani o a procedere con camminata ultra cool in slow motion nella sua tutina nera, che ricordiamo sempre essere l’unica cosa positiva dell’intera saga pseudo vampiresca. Mentre sono davvero rari i momenti in cui morde colli, scappa dai crocefissi, beve Tru Blood o fa altre cose tipiche da vampiro.

Per continuare a farci del male, massì, vogliamo fare anche un riassunto e una disanima velocissimi sull’intera saga, anche perché questi film si rimuovono automaticamente dal cervello nell’istante successivo alla fine dei titoli di coda?
E facciamolo. Arrivati a questo punto, facciamolo.


Il primo capitolo Underworld (2003) è ancora quello più decente. Ci introduce a una sorta di Romeo + Giulietta ambientato in una dimensione fantasy in cui vampiri e licantropi sono rivali come Capuleti e Montecchi. Ha una colonna sonora molto fica, sfruttata però ben poco. Ha una fotografia dark che ha il suo perché. Al di là di questi aspetti, la storia e i personaggi rimangono su un piano superficialissimo e non prendono mai davvero vita. Se fosse stato un capitolo isolato, comunque, non gli si sarebbe voluto nemmeno troppo male. (voto 5-/10)

Underworld: Evolution (2006), nonostante il titolo, non è un’evoluzione bensì un’involuzione. Di quelle clamorose. Il filmetto è una sequela di combattimenti, inseguimenti, scene action in cui vampiri e licantropi sono solo un pretesto per uno sfoggio di pessimi effetti speciali. (voto 3/10)

Underworld - La ribellione dei Lycans (2009) non è un sequel, bensì un prequel del tutto non necessario delle poco interessanti vicende raccontate (malissimo) nei primi due episodi. Dopo aver visto l’Evolution, era difficile immaginare si potesse fare peggio, ma questa è una porcheria invereconda e senza senso cui si arriva al termine della visione, nonostante la breve durata e nonostante si siano fatte andare avanti diverse scene a velocità moltiplicata, davvero stremati. Primo consiglio: risparmiatevi l’intera saga di Underworld. Secondo consiglio: se proprio avete fatto come me l’errore di iniziarla, almeno risparmiatevi questo terzo inguardabile episodio. (voto 1/10)

E ora arriviamo all’ultimo capitolo. L’ultimo finora.
Quest’ultima frase suonava come una minaccia? La cosa era voluta.
Underworld - Il risveglio se non altro questa volta tiene fede al titolo. Per la serie si tratta infatti di un risveglio. Non uno di quelli da esclamare appena alzati: “Wow, che splendida giornata è oggi!”. Semmai uno di quelli in cui ci si alza brevemente dal letto, si spegne la sveglia rompipalle, ci si rigira dall’altra parte e si torna a sonnecchiare. Non un risveglione, quindi, però se non altro un risveglino. Anche perché la saga aveva davvero toccato il fondo con il pessimo terzo capitolo ed era scesa più sotto del fondo, giù, ancora più giù, under the underworld. E under the Twilight.
Se pensate di trovarvi di fronte a un filmone, o anche solo a una visione decente, probabilmente mi sono espresso male.
Underworld 4 resta sempre una pellicola girata male, recitata peggio, con una trama risibile e limitatissima, oltre che sconclusionata e quasi priva di ogni spunto di interesse. Dico quasi, perché se non altro in questo capitolo Selene, rimasta in coma per 12 anni, si risveglia e scopre di avere una figlia. Che pure lei tanto normale non sarà, visto che è il frutto dell’amore tra una vampira e un lycan. Nel rapporto famigliare tra le due si riaccende un minimo, dico un minimo, di speranza di trovare qualcosa, qualsiasi cosa, in questa saga. Ma ben presto ci si rassegna, perché anche questo nuovo personaggio è sviluppato alla ca**o di cane, o se preferite alla ca**o di vampiro, e tutto si risolve nella più totale superficialità.
Potete scavare finché volete, lì sotto, nell’underworld. Ma davvero non ci troverete niente.
(voto 4--/10)

Cannibal Kid

lunedì 8 ottobre 2012

Un weekend tra orchidee e carrom



Si è concluso felicemente il weekend che ha visto impegnati i volontari de L'Orablù sia nell'offrire il loro supporto all'Unicef con l'iniziativa delle orchidee che nell'accogliere la federazione milanese del gioco del Carrom. Doveroso ringraziare le persone che hanno raccolto l'appello di Unicef e i ragazzi del Carrom che hanno animato la domenica pomeriggio esibendosi nel loro gioco preferito.
Segue una breve galleria fotografica.
Alla prossima iniziativa...

mercoledì 3 ottobre 2012

Le orchidee Unicef e L'Orablù


banchetto 2009
Per il quarto anno consecutivo, verso i primi giorni di ottobre, noi de L'Orablù indosseremo la pettorina dell'Unicef e scenderemo nelle piazze di Bollate per distribuire le orchidee.
Quest'anno saremo presenti in tre postazioni diverse:
sab
ato 6 ottobre
Piazza Carlo Alberto Dalla Chiesa dalle 10 alle 18
domenica 7 ottobre
Piazza della Resistenza (mercatino dell'antiquariato)
e a L'OrablùBar, Piscina Comunale, via Dante 67
dalle 10 alle 13.
Piazza Carlo Alberto Dalla Chiesa - banchetto 2009
Piazza della Resistenza - banchetto 2010
 
Piazza Carlo Alberto Dalla Chiesa - banchetto 2010
Piazza della Resistenza - banchetto 2011
Piazza della Resistenza - banchetto 2011
Venite a trovarci.

martedì 2 ottobre 2012

La scandalosa vita di Bettie Page



La scandalosa vita di Bettie Page
(USA 2005)
Titolo originale: The Notorious Bettie Page
Regia: Mary Harron
Cast: Gretchen Mol, Jared Harris, Sarah Paulson, David Strathairn, Lily Taylor, Chris Bauer, Norman Reedus, Cara Seymour
Genere: biopic
Se ti piace guarda anche: Larry Flynt - Oltre lo scandalo, Ho sparato a Andy Warhol, Marilyn

Prima cosa: che figa che era Bettie Page.
Seconda cosa: che figa che è Gretchen Mol nella parte di Bettie Page.

Per quanto riguarda la prima cosa: chi è Bettie Page?
Come, chi è Bettie Page? Capisco che se non avete 150 anni non abbiate vissuto in prima persona il periodo in cui è assurta a notorietà, però andiamo, è un’icona che avrete già visto sicuramente o quasi da qualche parte.
Bettie Page è la pin-up per eccellenza. I più sporcaccioni e deviati tra di voi cari lettori cannibali e de L’orablu sapranno che è anche un’icona del genere fetish e del sadomaso, per via dei suoi scatti più piccanti e provocatori. Quelli che hanno fatto gridare “Oooh” dallo scandalo gli americani. Che comunque non ci va niente per far gridare “Oooh” dallo scandalo gli americani, perlomeno se consideriamo gli americani come una popolazione composta da una miriade di famiglie Camden (quelli della fu serie Settimo Cielo) replicati in massa.
Per fortuna non è così, non in tutte le parti degli United States of America, almeno, però quando Bettie Page realizza i suoi scatti siamo negli anni Cinquanta e la società americana è ancora più bigotta di oggi. Ma nemmeno troppo più di oggi, comunque.

L’aspetto più interessante della figura di Bettie Page, se non consideriamo la sua splendida figura fisica, bensì la sua figura chiamiamola “personale e psicologica”, è il conflitto dentro di lei tra la voglia di apparire, mettersi in mostra e trasgredire, e la sua anima più conservatrice e religiosa. In lei c’è un duello profondo tra le fotografie “peccaminose” per cui posa, e per cui è felice di posare visto che lo vede come il suo dono nei confronti dell’umanità, e una vocina che le dice che ciò che sta facendo potrebbe essere sbagliato.
Questa lotta personale è un aspetto su cui il film si concentra, ma forse si sarebbe potuto fare qualcosa di più per rendere la complessità di questa figura. O forse no, perché Bettie Page era sì combattuta, ma magari non era una figura così complicata. Magari era solo un’ingenua ragazza degli anni ’50 cresciuta con una mentalità strettamente cattolica dentro un corpo esplosivo.



L’altro elemento cardine della pellicola è quello della censura. Come visto anche in Larry Flynt - Oltre lo scandalo di Milos Forman, al termine della seconda guerra mondiale gli americani hanno combattuto due battaglie principali: una contro il comunismo, l’altra contro la pornografia. Messo da parte lo spettro nazista, sono stati questi i due grandi nemici degli U.S.A., prima dell’arrivo di Saddam Hussein e Osama Bin Laden.
Gli scatti di Bettie Page che non solo posa nuda, ma viene spesso fotografata in pose bondage, ovviamente scatena lo sdegno dell’opinione pubblica e gli istinti più brutalmente censori. E pure qua il film avrebbe potuto offrire di più: il conflitto tra la professione scandalo di Bettie non scatena una vera e propria lotta nella sua famiglia, cosa che avrebbe potuto dare una maggiore spinta drammatica alla visione. Le parti processuali legate alla volontà di censurare le immagini offrono qualche spunto interessante (i feticisti vengono visti come degli psicopatici da curare, più pericolosi dei tossicodipendenti), ma niente più.
Il film sulla scandalosa Bettie Page avrebbe quindi potuto rischiare di più, spingersi in territori più piccanti e politically incorrect. La via scelta dalla regista Mary Harron sembra però essere stata un’altra e non affatto disprezzabile, quella di realizzare sostanzialmente una commedia, in cui gli episodi più drammatici (lo stupro di gruppo ai danni della povera Bettie, il processo) non acquistano mai una parte preponderante, preferendo tenere un’atmosfera più leggera e pop, giocata a metà strada tra colori e b/n.
Mary Harron si conferma regista valida e dotata di un tocco mai troppo pesante. Dopo gli anni 60s di Ho sparato a Andy Warhol e gli 80s di American Psycho, è passata a confrontarsi con i 50s di Bettie Page. Realizzando un’altra opera ricca di spunti di interesse, eppure non riuscita fino in fondo.



A impreziosire la confezione di questo biopic convincente, sebbene solo a metà, ci pensa la solida produzione HBO Films e un cast telefilmico di primissimo livello. Si intravedono il sempre bravissimo Jared Harris di Mad Men e Norman Reedus di The Walking Dead, oltre a due nomi che non a caso verranno poi ripescati nel circuito delle serie targate HBO: lo sceriffo di True Blood Chris Bauer, e poi lei, la protagonista, la meravigliosa Gretchen Mol di Boardwalk Empire.
Due parole su quest’attrice bisogna pur dirle. E qui veniamo finalmente alla seconda cosa di cui parlavamo a inizio post. Gretchen Mol ha una dote impressionante come trasformista. Ogni volta che la vedo, sembra una persona diversa. Una dote preziosissima e molto rara per un’interprete. Dalla biondina tardo 90s di film come Donnie Brasco, Il giocatore - Rounders e Il tredicesimo piano a Bettie Page alla giovanissima madre di Michael Pitt nella serie Boardwalk Empire fino alla mora Bettina Page, difficile riconoscere la stessa attrice. E invece è sempre lei e se la cava sempre più alla grande. Ancora troppo poco utilizzata, ha un potenziale davvero notevole, espresso pienamente in una interpretazione di Bettie Page clamorosamente immersa nella parte e clamorosamente ignorata dai grandi premi Oscar, Golden Globes etc.
È lei l’anima e (hard)core di questo biopic. Scandaloso? Nah, fondamentalmente ingenuo e naif, almeno come possono apparire oggi gli scatti della sempre Notorious and gorgeous Bettie Page.
(voto 7/10)
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lunedì 1 ottobre 2012

Il gioco del Carrom

Da Wikipedia: Il Carrom è un gioco da tavolo per 2 o 4 giocatori molto antico, originario dell'India, chiamato anche biliardo da dita; lo scopo del gioco è imbucare le proprie pedine negli angoli colpendole con una pedina apposita, fatta muovere con dei colpetti dati con le dita.


L'Associazione Culturale L'Orablù
in collaborazione con
Federazione Italiana Carrom
Carrom Club Milano
L'OrablùBar
Centro InSport
presenta
Il gioco del Carrom

Per molti è una novità assoluta, per chi è originario dai paesi indiani è un gioco nazionale.
Stiamo parlando del Carrom, gioco da tavolo, che da domenica 7 ottobre verrà ospitato, insieme alla Federazione Milanese `Carrom Club Milano` a L`OrablùBar.
Dalle 15 sarà possibile conoscere trucchi e segreti del biliardo da dita. Esperti guideranno chi vuole approfondire la conoscenza di questo particolare gioco. Infine verranno presentate le date e i prossimi impegni del Carrom Club Milano.
Il gioco è per tutti, grandi e bambini.
Vi aspettiamo dalle ore 15.00 di domenica 7 ottobre a L`Orablù Bar, Piscina Comunale, via Dante 67. 


da Wikipedia:
Il materiale necessario per giocare a Carrom è abbastanza comune, serve un tavolo quadrato con il lati da 29 pollici (circa 75 cm) e 21 pedine (9 nere, 9 bianche, 2 stricker e 1 rossa). Il tavolo ha quattro buche, una per ogni angolo, e ha i bordi rialzati, solitamente sulla superficie sono disegnate delle figure geometriche utili per il gioco, come il cerchio centrale.
Il gioco inizia con le pedine bianche e nere più la regina, disposte nel cerchio centrale (come nell'immagine), i giocatori si siedono uno di fronte all'altro su lati opposto del tavolo, viene sorteggiato il primo giocatore che inizia spaccando, quindi si cerca di imbucare le proprie pedine, il giocatore che ha iniziato ha le bianche e l'altro le nere; si possono colpire le pedine solo con lo striker, che deve essere toccato solo con un dito e deve essere posizionato sulla riga vicino alla propria postazione (come nella prima figura) e non è possibile alzarsi dal tavolo; si possono quindi usare tutte e due le mani, il cerchio rosso deve essere completamente sgombro o totalmente coperto, non può essere coperto solo in parte.
Il giocatore continua a lanciare finché imbuca le proprie pedine o la regina. La regina, la pedina rossa, può essere imbucata solo dopo avere imbucato prima una propria pedina, e deve essere confermata imbucando subito dopo un'altra pedina propria, in ogni caso la regina va riposizionata al centro del tavolo.



La partita viene vinta dal giocatore che imbuca per primo tutte le proprie pedine e gli viene assegnato un punto per ogni pedina avversaria rimanente più tre punti per aver imbucato la regina (massimo 12 in uno stesso board); condizione necessaria affinché termini una partita è aver imbucato almeno una volta la regina, ed aver confermato la mossa.


Il gioco può essere anche giocato a squadre, in una partita 2 contro 2 chiamata doppio, i giocatori si dispongono uno per lato, con il compagno opposto e il turno passa in senso antiorario.
Spaccando una volta ciascuno e sommando i punti, la partita termina quando venga raggiunto il punteggio di 25 punti oppure vengano effettuate 8 "spaccate".