Seconda e ultima parte delle recensioni cult del ragazzo cannibale dedicate ad Adam Sandler (qui trovate le prima)
Zohan
- Tutte le donne vengono al pettine
(USA 2008)
Titolo
originale: You Don’t Mess with the
Zohan
Regia:
Dennis Dugan
Sceneggiatura:
Adam Sandler, Robert Smigel, Judd Apatow
Cast:
Adam Sandler, Emmanuelle Chriqui, John Turturro, Nick Swardson, Ido
Mosseri, Rob Schneider, Dave Matthews, Charlotte Rae, Chris Rock,
Mariah Carey
Genere:
terroSandler
Se
ti piace guarda anche: Il dittatore, Borat
Adam
Sandler + terrorismo islamico.
Zohan
è la versione sandleriana di Homeland?
Ehm,
non esattamente. Adam Sandler qui interpreta la parte di Zohan, un
agente super cazzuto del Mossad, l’intelligence israeliana, alle
prese con i terroristi palestinesi. Stufo della continua guerra tra i
due paesi, Zohan decide di vivere il sogno americano e tentare la
carriera di… parrucchiere per signora. Con in testa le teste degli
anni Ottanta, Zohan/Sandler si presenta al più grande centro per
acconciatori della Grande Mela e, ovviamente, viene deriso. Ma avrà
modo di rifarsi…
Pensate
verranno usati stereotipi sul terrorismo, sui mediorientali e sul
terrorismo mediorientale?
Non ci
sono stereotipi. In Zohan c’è una sinfonia di stereotipi. Un
concerto di stereotipi della durata di un paio di orette scarse.
Alcuni fanno ridere, perché gli stereotipi per quanto odiosi spesso
e volentieri il loro porco effetto comico lo fanno, però qui forse
si esagera un pochino. Siamo dalle parti di un tipo di comicità
molto sandleriano, eppure meno sandleriano del solito. A tratti è
quasi come se il nostro idolo di giornata volesse imitare lo stile di
Sacha Baron Cohen, con risultati non troppo riusciti.
Il
film è davvero stupidissimo, persino per gli standard del Sandler, e
c’è una vera e propria apoteosi di volgarità, con alcune scene
esilaranti e altre meno. Si astengano quindi i nemici della comicità
di grana grossa, così come del classico moralismo americano, che
naturalmente non manca. Perché l’America è la patria delle
opportunità per tutti. Anche per i mediorientali. Viva il grande
popolo americano. Ed è qui che sta la differenza principale con
Sacha Baron Cohen e i suoi Borat e Il dittatore, per quanto a livello
umoristico non siamo molto distanti. Il comico inglese è ben più
dissacrante nei confronti degli USA. Con Adam Sandler, uno dei
difetti principali delle sue pellicole è proprio questo, finisce per
essere tutto una grande celebrazione dei valori americani, criticati
solo in parte, e soprattutto di New York. Il cinema di Sandler, più
che americano, è cinema yankee, cinema newyorkese, cinema East
Coast. I fan di Woody Allen e dell’umorismo più intellettualoide
probabilmente non saranno d’accordo, ma la comicità di oggi di NYC
è anche, e soprattutto, lui: Adam Sandler. Oh yeah.
(voto 5/10)
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Racconti
incantati
(USA
2008)
Titolo
originale: Bedtime Stories
Regia:
Adam Shankman
Sceneggiatura:
Tim Herlihy, Matt Lopez
Cast:
Adam Sandler, Keri Russell, Teresa Palmer, Guy Pearce, Russell Brand,
Richard Griffiths, Courteney Cox, Lucy Lawless, Nick Swardson,
Jonathan Morgan Heit, Laura Ann Kesling, Kathryn Joosten, Carmen
Electra
Genere:
bimboSandler
Adam
Sandler + Disney.
Ebbene
sì. Persino Adam Sandler si è disneyzzato, a un certo punto della
sua carriera. Capita anche ai migliori. È successo a Tim Burton, con
risultati disastrosi (si veda Alice in Wonderland), al nostro eroe di
giornata è invece andata meglio. Sarà che partivo da aspettative
molto inferiori, ma Racconti incantati si è rivelato una piacevole
sorpresa. Accantonata una buona parte (ma non tutta) della parte più
volgare della sua comicità, Sandler si ritrova protagonista di una
fiaba moderna. Non siamo però tanto dalle parti di Shrek o Once Upon
a Time. Qui non è che vengano rivisitate le favole. Più che altro,
le storie raccontate da zio Adam Sandler ai suoi due nipotini si
trasformano per magia in realtà. Come? Hey, è pur sempre una
pellicola disneyana. Anything can happen, baby. Se la prima storia è
tipicamente da fiaba, con gli altri racconti incantati il genere
cambia e zio Sandler spazia attraverso il western, lo storico (con
una sorta di variante di Spartacus che finisce per ricorda SPQR dei
Vanzina) e persino la fantascienza.
Ogni
storiella narrata ha poi un corrispettivo particolare nella realtà.
Una realtà in cui Sandler è un cenerentolo schiavo tuttofare di un
hotel in cui sogna di diventare il mega direttore galattico…
Ce la
farà? E, allo stesso tempo, riuscirà il nostro eroe a occuparsi
anche dei suoi due nipotini, i figli dell’ex Friends Courteney Cox?
A
dargli una mano, almeno nel secondo compito, ci pensa Keri Russell,
ex Felicity e oggi grandiosa protagonista della serie The Russians,
dove spacca alla grande, ma attenzione anche all’altra bella della
pellicola, Teresa Palmer, qui in forma strepitosa.
Pur
essendo una tipica pellicoletta della Disney fino al midollo, con
tanto di Pallocchio, animaletto pseudo simpatico inserito per
strizzare letteralmente l’occhio ai più piccoli, Adam Sandler
riesce a portare un po’ del suo animo cazzaro, scombussolando un
minimo le carte in tavola. La partita Disney-Sandler alla fine la
vince pur sempre il colosso multinazionale, però la gara non è
tanto sproporzionata come si poteva immaginare e zio Sandler un paio
di goal riesce a metterli a segno.
(voto
6+/10)
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