Il
vento sferzava e a malapena lui riusciva a trattenere il cappello
sulla testa. Nessuno più portava il cappello, se ne rese conto in
quel momento, e improvvisamente si sentì inadeguato. All’incrocio
si fermò indeciso, avrebbe dovuto svoltare ad un certo punto, solo
non ricordava quanti incroci aveva già attraversato; gli cadde
l’occhio sul nome della strada dipinto sul muro scrostato, via
delle Vittorie, era quella. Non era anche una strada del monopoli?
Non ci giocava da secoli. Da piccoli non si immagina che non esiste
un’età in cui si sarà davvero liberi di scegliere, e chissà se
quelli che comandavano scoprivano di avere qualcuno al quale
sottostare, o se rimanevano convinti di essere al di sopra di tutti.
Ecco, bisognava essere convinti. Decise che si sarebbe seduto lì con
la schiena eretta, ma doveva dare l’impressione di sentirsi a suo
agio. Le persone sedute dietro una scrivania hanno questo potere di
farti sentire una merda, semplicemente stando seduti comodi, mentre
tu non puoi allungare le gambe sotto la scrivania, perché stai dalla
parte chiusa. Come ci si può mostrare sicuri di sé quando si cozza
contro una scrivania! Un clacson lo fece sobbalzare, quasi perse il
cappello, ma che.. modi erano? La gente non aveva più pazienza, e
dire che un tempo ci si spostava a piedi, si prendeva la bisaccia,
qualche soldo, e non c’era da compilare nessun modulo; e se non si
era esperti non importava, col bisogno e la voglia s’imparava
tutto. Eppure quella vita non l’aveva conosciuta, cosa ne sapeva?
Ma non riusciva più a pensare ai suoi tempi come ai migliori. Cosa
ci abbiamo guadagnato? Se non hai un foglio di carta non sei nessuno,
se ce l’hai non te lo chiedono, se lo porti di tua iniziativa ti
dicono che non serve perché loro danno importanza ad altro, se non
sapevi di dover avere un foglio di carta ti guardano come se fossi un
bambino tardo.
Il
vento fischiava, facendo frusciare le chiome degli alberi con
insistenza. Ripensò al campeggio coi suoi genitori, a quindici anni,
quando scappava di notte per andare con gli amici a dormire in
spiaggia; forse era davvero vecchio, se a quindici anni non voleva
fare nulla di male, e invece oggi se ne sentivano di tutti i colori;
o forse aveva rimosso i dettagli. Chissà se i giovani avrebbero
ricordato qualcosa di ciò che stavano vivendo ora, oramai non
serviva più ricordare perché era tutto su internet, mentre un tempo
i grandi sapevano certe storie a memoria; oggi però anche i giovani
raccontavano storie, ma molto più piene di sesso, a quanto pareva;
ma lui un quindicenne non l’aveva mai sentito raccontare, anzi non
ne conosceva nemmeno uno. Si sentì solo. Una separazione così netta
per fasce d’età non era normale, si aveva sempre un amico sposato,
con bambini che all’improvviso avevano quindici anni e nuove
esigenze. Non ci credeva che i ragazzini d’oggi fossero precoci,
forse nei discorsi, ma c’era senz’altro ancora qualcuno che si
faceva una sega! Si sentì disgustato, i ragazzi erano stupidi; e
anche i loro genitori: vivevano nel loro mondo migliore chiuso, si
vantavano se il ragazzo era sveglio anche se a scuola era così così,
e se si potevano permettere di regalargli il motorino anche se non
l’aveva meritato. Il motorino nessuno lo voleva più, ma avevano
ragione, la scuola non serviva a nulla. Si fermò ad un altro
incrocio, doveva essere quasi arrivato, vide due scooter fermi al
semaforo, due ragazzi col casco tirato un po’ indietro, e si
ricordò di quando era diventato obbligatorio, che casino c’era
stato. E il divieto di fumare nei locali? Che cazzo, sembrava la fine
del mondo. Gli vennero le lacrime agli occhi, si girò a cercare
qualcosa a cui dare un calcio, voleva rompersi la scarpa e urlare dal
dolore. Abbassò la testa e ricacciò indietro le lacrime. Come cazzo
fanno le donne con le lacrime!? Forse anche lì era questione di
convinzione. Non voleva dirlo, non voleva nemmeno pensarlo, ma
c’erano giorni in cui la vita gli sembrava una merda. Perché non
era tutto più semplice? Vide il negozio di cui gli avevano detto,
fece un respiro profondo e attraversò, doveva stare attento perché
gli autisti, quelli con le palle, non rallentavano mai, sicuri del
loro sistema di frenata del cazzo. Ma questa gente che guidava, nella
vita, cosa faceva? Lavorava, o giocava per strada? Aveva davvero
fretta, o seguiva una moda perché stare calmi era da sfigati? Sì,
c’erano anche quelli troppo calmi, ma loro forse si drogavano. Che
schifo, parlava proprio come un vecchio.
“Buongiorno”,
disse il ragazzo del negozio appena la campanella sulla porta si
calmò. Cavoli, la campanella sulla porta, era da anni che non ne
sentiva una. Prese dalla tasca una chiavetta usb e la posò sul
banco. Il commesso gli sorrise, prese la chiavetta con sguardo
esperto e la infilò nel computer. Esperto di cosa? Devi inserirla e
stampare, cazzo, lo so fare anch’io. L’aggeggio era lento, il
cuore iniziò a battergli forte, gli venne caldo, tamburellò sul
banco con le dita della mano destra, agitato come un quindicenne
all’interrogazione quando il professore l’ha già fatto apparire
stupido e tutti hanno riso di lui. Aveva pure un cappello in testa!
Ma non se lo tolse. “Quale stampo?”, gli chiese il ragazzo. Alzò
su di lui gli occhi spauriti: “Il curriculum”, disse con un filo
di voce, “grazie”.
Elle
Elle
2 commenti:
Che vita da cani ;)
Nemmeno. I cani non devono aggiornare il curriculum ;)
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