Quando cominciò la “fase operativa”
del Controfestival alla parola Trash, riaffiorarono alla mente,
istantanei, un paio di “personaggi” musicali: il piantatore di
pellame e il maiale.
Non ero in preda a fumi di nessun tipo.
Semplicemente, da bambina impazzivo quando vedevo Cochi e Renato,
spesso accompagnati da quel tipo strampalato con gli occhiali dalla
montatura che sembrava rubata alla scatola gioco del Rischiatutto,
che li accompagnava alla chitarra.
Suonavano e cantavano cose che, alle
mie orecchie, risultavano completamente senza senso, assurde.
Ieri, in una grigia e noiosa giornata
di una stramba primavera, Enzo Jannacci, il tipo strampalato che
suonava la chitarra, verso sera se ne è andato. Non ha incontrato
più l’Armando…
Con “i scarp del tennis”, la giacca
un po’ stropicciata e l’impermeabile ora starà suonando da
qualche parte con un altro della compagnia, Giorgio Gaber, il Signor
G.
…io sono in imbarazzo nel scegliere
qualcosa che possa sintetizzare l’intelligente pazzia del dottor
Jannacci che quando cantava, con quel suo biascicare, sembrava
l’ultimo rimasto della compagnia uscita dal “trani” (tipica
osteria milanese). Oggi, sicuramente, ovunque, imperverseranno le sue
canzoni più famose: io lascio questa clip de “Il maiale”, a chi
legge, la voglia, spero, di ritrovare (o scoprire) le tante, belle
cose che ci ha lasciato il dottor Jannacci Vincenzo detto Enzo.
Cristina
2 commenti:
Non lo dimenticheremo facilmente!
Cara Nella, la fortuna degli artisti è che le loro opere gli sopravvivono..
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