martedì 27 novembre 2012

Diaz - Non pulire questo sangue


Questa volta il film che rappresenta la nostra Ora Cult ha ben due recensori: al Ragazzo Cannibale si aggiunge Beatrix Kiddo (ricordate Newmoon?). Fateci sapere la vostra su questa doppia recensione.




RECENSIONE 1

Diaz - Non pulire questo sangue

(Italia 2012)
Regia: Daniele Vicari
Cast: Jennifer Ulrich, Elio Germano, Claudio Santamaria, Davide Iacopini, Renato Scarpa, Ralph Amoussou, Fabrizio Rongione, Antonio Gerardi, Paolo Calabresi, Ignazio Oliva, Rolando Ravello
Genere: crudo
Se ti piace guarda anche: ACAB - All Cops Are Bastards, Elephant, Polytechnique

Impossibile dire “Mi è piaciuto, non mi è piaciuto” per un film come questo. Non è una visione piacevole, non ci sono dubbi. Le sensazioni che si provano sono più vicine a quelle di una pellicola horror. Come The Human Centipede, solo che è tutto vero. È successo tutto e qui, in Italia. Non in qualche regime del passato o in qualche luogo distante. Si fa fatica a crederlo, eppure ripensando a quei giorni, a quella confusa fine di luglio 2001, torna alla mente un periodo di enormi tensioni, che oggi stanno ritornando prepotentemente, in Italia quanto in altri paesi. Sta tornando l’odio, le tensioni sociali, le guerre dei poveri, tra chi cerca di far valere i propri diritti e i poliziotti. E i politici? Loro no, non sono in mezzo al campo di battaglia. Loro assistono (forse pure divertiti) agli scontri da lontano. Tranquilli e beati.

L’attacco, perché di questo si è trattato, dei poliziotti alla scuola Diaz è qui presentato con una ferocia che fa tornare alla mente altre visioni scolastiche. I telefilm americani ambientati nelle high school come Beverly Hills o Dawson’s Creek?
Non esattamente. Mi riferivo più a cose come Elephant o Polytechnique, film su stragi compiute da pazzi. La differenza è che qui sono compiute dalla polizia, su precisi ordini dall’alto. Qui si tratta di una lucida follia di massa. L’irruzione alla Diaz presentata in maniera nuda e cruda da Daniele Vicari è sicuramente tra le scene horror dell’anno e anche in alcuni altri momenti  il regista italiano ci regala attimi di grande cinema. Non solo di cinema verità o di cinema di denuncia.



Purtroppo, a livello cinematografico non tutto funziona così bene. Il livello di recitazione ad esempio è decisamente bassino. Bravi Claudio Santamaria e la martoriata Jennifer Ulrich (vista anche nel notevole L’onda), mentre diversi altri attori e comparse appaiono parecchio impostati, poco naturali, come se recitassero in una fiction di bassa lega. Ed è un peccato, perché Vicari invece dirige per lo più con piglio deciso.
A far nascere qualche dubbio è poi la scelta di raccontare la storia in maniera eccessivamente corale. Una scelta che ci permette una pluralità di punti di vista, ma che risulta persino troppo frammentaria. Per quanto avrebbe potuto inficiare sull’effetto realistico del tutto, non sarebbe stato male approfondire maggiormente alcuni personaggi. Nella prima poco convincente mezz’ora, in particolare, si ha un quadro troppo generale e si fa fatica ad avvicinarsi ai personaggi.
Il bello del film, o meglio il brutto, arriva con l’irruzione della polizia alla Diaz. Porco Diaz, che scena! È qui che la pellicola si trasforma da semplice e diligente ricostruzione di un momento nerissimo della storia italiana recente, da cronaca di una pagina vergognosa, a qualcosa di più. Diventa un horror vero e proprio. Sembra di essere in un episodio di The Walking Dead, solo che al posto degli umani ci sono i poliziotti, e al posto degli zombie ci sono le persone che se ne stavano tranquille e pacifiche alla Diaz.



Diaz - Non pulire questo sangue può anche essere visto come un j’accuse contro la polizia italiana e in fin dei conti lo è. Anche perché è tutto successo, tutto documentato e tutto prontamente infangato, con una giustizia, molto parziale, che è arrivata a punire (una parte de)i colpevoli solo di recente, con anni di ritardo. Da un punto di vista cinematografico, Diaz convince a tratti, mentre lascia perplessi in alcune parti. Il finale, ad esempio: chiudere sul primo piano di Jennifer Ulrich, protagonista delle scene fisicamente più pesanti, sarebbe stato perfetto; l’ultima sequenza con l’inquadratura delle colline invece, che cosa mi rappresenta?
Un altro dubbio che mi viene è: cosa può pensare di questa visione chi quell’anno di disgrazia 2001: Odissea nello strazio non l’ha vissuto in presa diretta? Io non ero fisicamente presente alla Diaz (per fortuna) e non ero a Genova, però ho seguito i fatti attraverso la visione distorta fornita dai media e ho pian piano scoperto qual era stata la tremenda realtà. Ma un 18enne, ad esempio, o comunque chi di questa vicenda non sa nulla, cosa ne può pensare dalla sola visione del film? Vicari ha realizzato una ricostruzione molto ambiziosa, ma è riuscito davvero a ricreare quel periodo, con tutte le sue contraddizioni?
Sì? No? Ni? Secondo me in parte sì, ma non al 100%. È come se mancasse qualche pezzo di questo complesso puzzle. Il punto dei vista degli sbirri, ad esempio. Vediamo il poliziotto “buono” Claudio Santamaria, mentre la follia degli altri ACAB si sarebbe potuta approfondire. Da un punto di vista politico, poi, vediamo le solite porcherie dell’organizzazione locale, ma quelli che stavano più  in alto? Quelli del G8 per cui alla fine tutti questi casini sono nati? Si poteva forse osare qualcosina di più, sotto questo aspetto.
Pur con tutti i suoi difetti, Diaz resta comunque un film necessario, un pugno allo stomaco dello spettatore. E uno degli horror italiani più spaventosi dai tempi di… Dario Argento quando era in forma?
Nah, direi dai tempi di... Videocracy.
(voto 6,5/10)
Cannibal Kid


RECENSIONE 2



Una bottiglia che si infrange tante volte, un incubo mostrato da diverse prospettive.
Scegliendo la forma del film corale, nessuna interpretazione emerge rispetto alle altre, e mischiando le riprese con filmati originali del periodo, Vicari racconta gli avvenimenti accaduti nella notte tra il 21 ed il 22 luglio 2001, quando un gruppo di persone, che aveva la sola colpa di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato, venne letteralmente massacrata di botte dai poliziotti che fecero irruzione nella scuola, presunto "manufatto pieno di anarco insurrezionalisti". Molti di loro vennero successivamente trasportati nella caserma di Bolzaneto, privati di ogni diritto, di fatto trasformati in veri e propri desaparecidos, e sottosposti ad ulteriori violenze ed umiliazioni.
Cosa è "Diaz"?"Diaz" è un film difficile da vedere, ricorda molto "Garage Olimpo" perché Vicari non risparmia nulla.
Per parecchio tempo gli unici rumori che sentiamo sono quelli del tonfa, il manganello dei carabinieri e le urla di chi veniva selvaggiamente colpito.
Ma il peggio arriva dopo.



Le violenze e le umiliazioni subite nella caserma di Bolzaneto,  atterriscono, così come la montagna di menzogne costruite per coprire la mattanza.
Assistiamo attoniti e sdegnati a prove fabbricate ad arte, le molotov messe lì dagli stessi poliziotti, gente che ha gettato fango sulla divisa che portava, ed a surreali  conferenze stampa per giustificare l'ingiustificabile. L'irruzione sembra quasi una rappresaglia per la totale incapacità di controllare i Black Block che misero a ferro e fuoco Genova una valvola di sfogo per gli agenti sotto pressione in quei giorni. Ma in quella scuola non vi erano ne Black Block ne criminali di nessun tipo.
"Diaz" è, soprattutto, un film necessario. Da vedere e da far vedere.
Per ricordare che, nonostante una sentenza, è una vicenda circondata da diversi coni d'ombra.
"Non pulite questo sangue" non è soltanto quello che scrive una ragazza  su una finestra, è una sorta di grido lanciato ad una nazione che tende a dimenticare le sue pagine più vergognose.

Beatrix Kiddo

3 commenti:

Elle ha detto...

La scena del pestaggio l'ho percepita anche io come horror, e pensavo, immedesimatissima, a cosa si può fare in questi casi per salvarsi, voglio dire fuori da un film, nella realtà dove non ci sono vampiri innamorati che percepiscono il tuo pericolo e in un battito di ciglia sono lì vicino a te incazzati neri pronti a strappare il cuore a morsi al bruto che ti sta manganellando, e mi sono risposta che si potrebbe, che ne so, chiamare subito la polizia, no?
No, la polizia era già lì, la polizia era il pericolo, la polizia era il bruto che manganellava senza chiedere nome e cognome, cosa che secondo me andrebbe fatta anche se si fosse davvero sicuri di avere di fronte un nemico pericoloso, è questo che distingue una società civile dal mondo animale.
Delle scelte tecniche non so dire nulla, so solo che per tutta la seconda parte del film ho trattenuto il respiro e ad un certo punto anche le lacrime.

MrJamesFord ha detto...

Film non perfettamente riuscito, eppure potentissimo e necessario.
La sequenza dell'incursione alla Diaz è da brividi.

persogiàdisuo ha detto...

Non l'ho ancora visto, ma dovrò recuperarlo.