L’odio
(Francia 1995)
Titolo originale:
La haine
Regia: Mathieu
Kassovitz
Cast: Vincent
Cassel, Hubert Koundé, Saïd Taghmaoui, Abdel Ahmed Ghili, Benoît Magimel, Cut
Killer, Karin Viard, Vincent Lindon, Mathieu Kassovitz
Genere:
hip-pulp
Se ti piace
guarda anche: Polisse, Il profeta, Trainspotting, American History X, This
Is England
“Ci si sente
proprio bene dopo una bella cacata.”
Come si fa a non amare un film come L’odio?
L’allora promettente regista Mathieu Kassovitz,
all’opera seconda dopo Meticcio, è riuscito a raccontare le banlieue parigine
ribollenti di rabbia come mai prima e come mai dopo. Da un punto di vista
sociale, un documento importante, okay. Quello che però è riuscito ancor più a
creare è un’opera cinematografica che è puro realismo rifuggendo dalle regole
del neorealismo.
Il Kassovitz gioca con il mezzo filmico con grande
abilità e grande divertimento, kasso! Un numero di prestigio che poi non gli è
mai più riuscito. Fino a qui, tutto bene, si poteva dire di lui ai tempi de
L’odio. Dopo, non tanto bene. La (forse) più grande promessa del cinema
francese anni ’90 è infatti passato dalle sirene del sound of da police de
L’odio a quelle più lusinghiere e ben retribuite di Hollywood, con risultati
certo meno esaltanti, si veda il pasticciato horror Gothika.
L’odio resta però un piccolo saggio di bravura registica
e un cult assoluto dei 90s. Per quanto risulti un ritratto ancora oggi
decisamente attuale e insuperato della vita per le strade meticce della
Francia, è infatti una pellicola profondamente e simbolicamente figlia di quel
decennio. A partire dalla scelta del bianco e nero, tra π - Il teorema del
delirio di Darren “Dio” Aronofsky, Clerks di Kevin Smith e Dead Man di Jim
Jarmush una scelta soprattutto allora di gran tendenza, per poi passare al
citazionismo (la strepitosa cover del monologo di Taxi Driver in versione
Vincent Cassel, la roulette russa come ne Il cacciatore), ai momenti quasi
videoclippari, ai dialoghi in pieno stile post-tarantiniano infarciti di
riferimenti alla pop-culture, parolacce e storielle grottesche, come quella
raccontata dal vecchietto in bagno.
Se penso ai film che possono essere letti come simboli
precisi del cinema anni Novanta, non necessariamente i migliori, anche se in
parte lo sono, di certo L’odio rientra nel gruppo insieme ai vari
Trainspotting, Pulp Fiction, l’horror Scream e l’accoppiata fincheriana
Seven/Fight Club. L’odio si differenzia però dai suoi “colleghi”, oltre per la
sua francesità, comunque non troppo accentuata, per il ritmo: laddove gli altri
film citati ballano su note electro/rock’n’roll, quella di Kassovitz è una
pellicola che ondeggia la testa a base di hip-hop.
Non è un caso allora che sia diventata una delle
pellicole più amate, oltre che da Puffo Brontolone, dalla comunità hip-hoppara,
forse la più idolatrata giusto dopo Scarface, e sia citatissima da parecchi
rapper nostrani, dai Club Dogo al Piotta, da Amir a Frankie HI-NRG, per
arrivare a Marracash che ha perfino intitolato un suo album Fino a qui tutto
bene, proprio in riferimento alla celebre frase iniziale (e finale) del film:
“Questa è la storia di un uomo che cade da un palazzo di
50 piani. Mano a mano che cadendo passa da un piano all'altro, il tizio per
farsi coraggio si ripete: "Fino a qui, tutto bene. Fino a qui, tutto bene.
Fino a qui, tutto bene." Il problema non è la caduta, ma l'atterraggio.”
A ciò va aggiunta la scena in cui il dj Cut Killer remixa
il classico della musica francese Non, Je ne regrette rien di Édith Piaf con
Sound of da police di KRS One, uno dei momenti hip-hop più belli nella storia
del cinema.
L’odio yo non è solo una pellicola molto hip-hop, ma
anche è un atto d’amore per il cinema tutto. Una pura gioia per gli occhi, così
come pure uno sguardo su un mondo, su un realtà dura, riflessa però con ironia.
Reality e fiction che fanno all’amore insieme. Alla faccia dell’odio.
(voto 9/10)
CANNIBAL KID, Giovedì 12/07/2012
3 commenti:
Non solo uno dei miei film preferiti di sempre, ma anche una di quelle pellicole che trasformano l'amore per il cinema in un sentimento travolgente.Grazie per la bellissima recensione.
conosco questo film molto bene, bravissimo vincent cassell :)
Questo film lo ricordo come un sogno, ma non sicura di averlo visto...che cosa strana!
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